Risorse locali e sviluppo del territorio, tra antiche radici e marketing ad Aci Sant’Antonio


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In una sala conferenze del Palazzo Cantarella, storico edificio del comune di Aci Sant’Antonio, si è tenuto un interessante e propositivo convegno promosso dall’Associazione Pro Loco comunale sullo sviluppo territoriale e sulle risorse locali. Per i saluti e gli interventi di rito erano presenti per l’amministrazione il sindaco dott. Giuseppe Cutuli ed il presidente del consiglio comunale dott. Sebastiano Raneri. Cutuli, sensibile alla questione delle risorse locali, ringrazia calorosamente i santantonesi che interverranno e prosegue ribadendo che circa 550 (o più) tra micro e grandi imprese sono presenti nel territorio del comune di cui è sindaco anche grazie al vantaggio derivante dalle infrastrutture presenti, volute in tempi ormai remoti da amministrazioni attente e lungimiranti: strade locali, collegamenti veloci con l’hinterland ecc. Il sindaco coglie anche l’occasione per pronunciarsi sul patto di stabilità che egli ritiene avverso ad ogni politica votata allo sviluppo. La parola passa, poi, al presidente Raneri che sposta l’attenzione sulla crescita che dovrebbero avere le frazioni del comune in modo da promuovere un’amalgamazione territoriale. Anche’egli, tuttavia, sottolinea le difficoltà finanziarie che limitano le possibilità di offrire altri servizi alle imprese. Il regolatore dell’evento dott. Paolo Rapisarda coglie l’occasione per stuzzicare il mondo della politica fin troppo impacciata, personalmente interessata o miope davanti alle problematiche del cittadino e, per tale motivo, auspica la creazione di una struttura comune per la valorizzazione del territorio in compartecipazione tra Comune e Pro Loco.

La prima relazione della serata, presentata dalla Prof.ssa Margherita Bottino, docente di lettere, riguarda le origini di Aci S. Antonio a Casalotto. Uno scavo nel parco omonimo del 1921 ha portato alla luce quello che, grazie anche all’interpretazione data dal Libertini, si pensa possa essere lo scantinato di una villa rustica romana. A conferma della teoria sono citate delle tessere di mosaico, lucerne romane e monete di varie epoche dissotterrate anni fa. Sorprendente, per molti, la scoperta di una epigrafe bilingue su lastra di marmo che si riferisce al dio della fertilità Priapo; secondo la recente, personale interpretazione della relatrice, infatti, l’iscrizione potrebbe riferirsi al culto della fertilità e conterrebbe un invito ad una processione diretta al simulacro con in testa alla colonna di adepti quei soggetti che pativano una mancanza di fertilità. Il bilinguismo serviva dunque ad un cambiamento di soggetto: dalla fertilità dei campi si passava alla fecondità degli uomini. Svariati poi i riferimenti ai miracoli per intercessione di Sant’Antonio, come ad esempio l’arresto di una pericolosa colata lavica, e ai Riggio, signori della comunità santantonese, che dopo il terribile terremoto del XVII secolo progettarono una cittadina più spaziosa.

Al folklore si arriva con l’intervento del dott. Carmelo Conti, psicoterapeuta, che racconta come l’attività umana fosse condizionata sia dal ciclo del sole sia dal folklore. Ecco enumerati usi, costumi e tradizioni che differenziano un popolo dall’altro. A tal proposito, si ricorda la prima processione in onore del santo patrono del 1563 sempre nel territorio di Casalotto, e sempre per quel Santo che è protettore degli animali, del fuoco, delle sementi, della terra e, di nuovo, della fertilità. Diverse altre sono state le tradizioni, ormai perse nel tempo, ricordate dal dott. Conti, come la fiera franca santantonese che si distingueva da quella che si svolgeva nella zona della Reitana, la corsa dei cavalli, il culto della Madonna di Odigidria nella chiesa del cimitero accanto alla quale avevano luogo i giochi.

Il dott. Giovanni Tringali, direttore scientifico dell’IRMA, si è invece occupato dei siti naturalistici di pregio del territorio, a cominciare dalle linee di faglia posizionabili in corrispondenza dei tre scaloni, o timpe, osservabili nei nostri luoghi, che vanno a raccordarsi al sistema ibleo-maltese. In realtà il nostro suolo è disseminato di creep asismici che creano deformazioni senza terremoti con effetti diluiti; sono le acque del Casalotto che lubrificano la faglia impedendone la repentina e devastante liberazione di energia. Altri gioielli naturalistici sono il cratere del Monte Rosso e la “sciara niura” creata dalla colata lavica del 1329, che sono segnalati nelle moderne carte del professore Tanguy. Il dott. Tringali ci invita a tener presente che nel 1408 la colata lavica non è giunta sino ad Aci Sant’Antonio come erroneamente si credeva, la data esatta della colata magmatica che ha raggiunto il nostro paese è il 350 d. c. Secondo il parere dello scienziato bisogna rivalutare la flora valorizzando l’area del Bosco di Aci, recuperando il sito di Casalotto e del palazzo Carcaci attraverso, altresì, l’apertura di un sito internet informativo.

L’ultimo intervento è spettato al Prof. Rosario Faraci, ordinario di economia e gestione delle imprese presso l’Università di Catania. Con tre considerazioni il professore ha integrato il concetto di marketing e sviluppo: in prima istanza il patto di stabilità non può diventare un alibi per l’immobilità. Le piccole città devono intendersi come comunità imprenditoriali, un po’ come avveniva nel passato, con un occhio particolare ai giovani che svolgono anch’essi un ruolo di imprenditore ma con metodi diversi derivanti da internet e dai nuovi mezzi di comunicazione. Per questo motivo è necessario cambiare i codici di linguaggio, rischiare e fare progetti anche a lungo termine. Il secondo importante aspetto dovrebbe indurre i politici a governare pensando ad una città aperta, non più organizzata per essere il centro del mondo. Anche se in passato qualcosa in tal senso era già stato fatto, adesso è ora di allargare gli orizzonti per concentrarsi su un territorio più ampio che mostri delle attrattive forti per noi stessi e per il turista. Un attrattore di tipo culturale come quello mitologico potrebbe apparire più vendibile. La terza ed ultima considerazione dovrebbe convincersi a pensare al turismo solo se tutte le risorse sono organizzate per divenire richiami veri e propri. Esempio lampante è quello della città statunitense di Orlando coi parchi giochi per le famiglie. I servizi alla fruizione ed alla comunicazione, dunque, sono fondamentali alla riuscita di una tale impresa. Inoltre le persone vanno portate sul luogo, questo è un compito che spetta a chi opera nel settore del turismo. Un comune che si definisca turistico deve possedere delle strutture ricettive che malauguratamente pochissimi comuni della nostra area posseggono, le risorse in questione raggiungono appena l’1%. Sarebbe auspicabile, per il professore Faraci, che si individui un’idea proveniente dalla comunità, come la fertilità  cui si è accennato prima, e porlo come punto di partenza per un comune sviluppo territoriale. La collocazione geografica e una rete viaria già esistente tra autostrada, anello circonvallazione e strade secondarie hanno permesso la nascita di diversi bed & breakfast che registrano spesso il tutto esaurito. Altra idea lungimirante potrebbe essere quella della rinascita dell’artigianato dentro il nucleo urbano con botteghe per le vie principali dei comuni. È insomma doveroso stimolare il sogno e risvegliare il senso di appartenenza ad una comunità. I giovani hanno bisogno anche di questo.

 

Paolo Licciardello

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