Esattamente tra un mese conosceremo i “nuovi” risultati elettorali e chi siederà alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica per rappresentarci.
Le elezioni politiche che si svolgeranno domenica 24 e lunedi 25 febbraio sono tecnicamente dette “elezioni anticipate”. Telegiornali e talk show danno ampio spazio a dispute, dissertazioni e pseudo chiarimenti dei candidati.
Le Camere, sciolte il 22 dicembre 2012, con quattro mesi di anticipo rispetto alla naturale conclusione della XVI Legislatura, con le dimissioni del premier Mario Monti, offrono la possibilità di accantonare la tanto criticata tecnicità ed essere parte attiva del rinnovo, infatti come si leggerebbe tra le righe di Thomas Mann : ” L’apoliticità non esiste. Tutto è politica.”
Il poter decisionale, o presunto tale, è regolato, purtroppo dal cosiddetto decreto “Porcellum” del 2005. In cosa consiste la legge Calderoli in breve? Liste bloccate e premio di maggioranza: la legge Calderoli è interamente proporzionale, con un premio di governabilità per la coalizione vincente. Inoltre le soglie di sbarramento sono di diversi livelli, infatti la prima, cioè la Soglia di sbarramento per coalizioni consiste nel raggiungere il 10% alla Camera e il 20% al Senato. Invece nella seconda la Soglia di sbarramento per partiti deve presentare nel singolo partito un raggiungimento del 4% se vuole entrare nel Parlamento. Se un partito si presenta all’interno di una coalizione, la soglia si abbassa al 2%. In Senato la soglia di sbarramento è dell’8% per i singoli partiti, del 3% per i partiti che concorrono a una coalizione (lo sbarramento vale su base regionale).
I candidati ai microfoni rilasciano numerose dichiarazioni, che ci permettono di non trascurare i nostri “pubblici affari”.
Mario Monti ha ribadito, ai microfoni di Radio anch’io: “Non ho nessuna intenzione di fare un accordo con partiti che non abbiano un forte orientamento riformista … Dipenderà da quali politiche Bersani riterrà di mettere in campo” è il ragionamento del Professore, secondo cui tutto dipenderà dal prevalere dei “massimalisti”. Chiaro il riferimento alle posizioni di Nichi Vendola e della componente legata alla Cgil. In quel caso – ha detto Monti – “non ci sarà una possibilità di un lavoro comune” con il Pd. Poi l’apertura al Pdl, ma solo se non ci sarà Silvio Berlusconi. Parole nette: “Si potrebbe benissimo immaginare una collaborazione con quella parte, una volta mondata ed emendata dal tappo che per natura sua impedisce le riforme”.
Nichi Vendola risponde in maniera coincisa: ” Monti è nostro avversario, la sua apertura al Pdl è emblematica e ha rivelato il suo sentimento genuino di uomo di destra…Monti si deve rassegnare perderà queste elezioni e non riuscirà a diventare la badante di Bersani”.
Incongruenze, imprecisioni, e poca vera informazione rimangono all’ordine del giorno. Aperti a nuovi “colpi di scena” e trepidanti litigi, che sottolineano la bassezza in cui si degenera con estrema facilità ai vertici, i sondaggi impazzano.
Per Demos & Pi le stime di voto confermano la vittoria del centrosinistra sia alla Camera sia al Senato. In particolare a Montecitorio il Partito Democratico sarebbe il primo partito con il 33,5%, mentre a Palazzo Madama conquisterebbe la vetta addirittura con il 35%. Al Senato tutti gli altri competitor risulterebbe nettamente staccati. Il Pdl al 18%, Monti e la sua Scelta Civica al 16% e il Movimento 5 Stelle di Grillo al 13%. L’ex pm Antonio Ingroia, che guida la“Rivoluzione civile”, non supererebbe lo sbarramento dell’8%. Questi numeri non darebbero, comunque, la garanzia al centrosinistra di Bersani di poter avere una tranquilla maggioranza al Senato. Colpa come abbiamo già detto della legge elettorale, famigerata e mai davvero modificata “Porcellum”. Diverso, invece, il discorso alla Camera, dove , secondo Demos, la coalizione formata da Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Centro Democratico e altri partiti di sinistra, arriverebbe a conquistare il 38,1%. Il centrodestra di Berlusconi, inclusa la Lega Nord e gli altri piccoli e grandi alleati, si fermerebbe al 25,8%. Ancora più indietro Monti con l’Udc e quel che resta dei moderati-riformisti di centro con il 16,2 %.
Alessia Aleo








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