Sta arrivando, ma non abbiate fretta; quella che è stata già definita la cometa del secolo si trova ancora oltre l’orbita di Giove iniziando il rilascio di polveri e gas attraverso dei getti formanti una coda di circa 64.400 chilometri. La Ison, questo il nome dell’astro, è stata da poco ripresa dalla sonda Deep Impact della Nasa la quale ha inviato sul nostro pianeta le prime foto dalla distanza di 793 milioni di chilometri (distanze poco immaginabili). La stessa sonda portata da un razzo nelle profondità spaziali nel 2005 aveva il compito di studiare la cometa Tempel 1 e di creare sulla sua superficie un cratere con una esplosione per portare alla vista strati più profondi della cometa. Alla Tempel 1 si sono susseguiti altri 3 corpi celesti: la Hartley 2 e la Garrad. Adesso è il turno della Ison (da Intenational Scientific Optical Network) scoperta dall’omonima rete di osservatori che comprende anche il telescopio russo Kislovodsk di 0,4 metri dal quale è stata avvistata per la prima volta dagli scienziati Vitali Nevski e Artyon Novichonok nel settembre del 2012 e battezzata, inizialmente, C/20012 S1.
Direttamente dalla nube di Oort, posta ai confini del sistema solare e rappresentante una sconfinata riserva di comete, la Ison dovrebbe essere, a detta degli specialisti, al suo primo passaggio dal punto di minor distanza dal Sole. La carezza al solare avverrà il prossmo 28 novembre ma solo il 26 dicembre percorrerà il tratto di traiettoria più vicino alla Terra (64 milioni di chilometri); esiste però il pericolo che possa consumarsi a causa del suo primo incontro col Sole, ma se ciò non accadesse essa si esibirà nello spettacolo astrale più impressionante del secolo diventando luminosa come la Luna. Attendiamo, trepidanti, la fine dell’anno sperando che la Ison non ci deluda con un tranello celeste.
Paolo Licciardello







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