I primi 40 anni per “The Dark Side Of The Moon”.


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Avere quarant’anni e non dimostrarli per niente: li ha compiuti ieri, 1 marzo, “The Dark Side of the Moon”. L’album da 50 milioni di copie dei Pink Floyd, disco che ancora oggi è tra i più conosciuti della band britannica, è stato pubblicato l’1 marzo 1973 con la sua inconfondibile copertina dal fondo nero con un raggio di sole rifranto da un prima e scomposto in un arcobaleno.

Il lavoro di Roger Waters, David Gilmour, Richard Wright e Nick Mason segnò il loro immediato rilancio globale, ne fece un fenomeno dell’epoca. Registrato nei famosi Abbey Road Studios di Londra, il disco è pieno di sperimentazioni. Fu realizzato con tecniche fra le più avanzate dell’epoca: sintetizzatori analogici, loop, registrazioni multitraccia.

Della raccolta memorabili sono brani come “Eclipse”, “ Money”, “The Great Gig in the Sky” ma forse la gemma più brillante del “lato oscuro” rimane “Time”: un’amara meditazione sul tempo che passa inesorabile sui nostri corpi impotenti.

«Non c’è nessun lato oscuro della luna/Di fatto è tutta scura/ L’unica cosa che la fa sembrare luminosa /è il sole»: questa è la frase pronunciata dal portinaio degli studi londinesi di Abbey Road che chiude “The Dark Side Of The Moon”, il punto più alto di una leggendaria carriera.

E per festeggiare i suoi primi quarant’anni, il mercato editoriale ha dedicato ben tre libri-celebrazione: “Rosso Floyd”, Michele Mauri (Einaudi); “Pink Floyd un sogno in techinicolor” Glenn Povey, Ian Russell (Giunti); “Inside out. La prima autobiografia dei Pink Floyd”, Nick Mason (Rizzoli).

 

Eleonora Mirabile

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