Chi crede che eventi catastrofici come tsunami ed esplosioni vulcaniche avvengano solo in zone remote e comunque lontane dal nostro mar Mediterraneo commette un grave errore. Tutti purtroppo conosciamo il potere distruttivo dei terremoti, raramente rintracciamo notizie di tsunami anche se quello di Messina del 1908 è ormai tristemente famoso; ancor più studiato sembra essere l’evento più antico riguardante l’esplosione di del Vulcano che ha creato l’isola di Santorini come la conosciamo oggi e che rase al suolo la civiltà minoica nel XVII secolo a. C. . Quasi nessuno però è al corrente dell’effetto che ebbe uno tsunami del 365 d. C. sulle coste della Sicilia Orientale. La scoperta più sorprendente è quella fatta dai ricercatori italiani che a largo delle coste siciliane hanno trovato un deposito dello spessore di 25 metri prodotto proprio dallo tsunami in questione. Il terremoto che generò l’onda catastrofica avvenne nel mare di Creta, a sud-ovest dell’isola più precisamente, con una intensità di circa 8,5 gradi della scala Richter. L’evento geologico portò ad un innalzamento di 9 metri del suolo della punta sud-occidentale di Creta causando un’onda anomala, con un’altezza che raggiungeva i 15 metri, che si scagliò contro le coste della stessa isola e di Alessandria d’Egitto, distante 700 km. Il maremoto raggiunse anche le spiagge della Sicilia e della Calabria. I resoconti storici dello storico Ammiano Marcellino non lasciano dubbi in questione, in questi ed in altri testi si narra di come ad Alessandria quel giorno, definito dell’orrore, veniva celebrato anche a secoli di distanza.
Gli scienziati italiani capitanati da Alina Polonia, dell’istituto Ismar-Cnr, hanno accertato che i sedimenti al largo delle coste siciliane non sono altro che le tracce lasciate dal violento tsunami del 365 a. C. Su Scientific Report, rivista nella quale è stata pubblicata la ricerca, è possibile leggere che «il deposito è noto con il nome di Omogenite o megatobidite Augias, e occupa larga parte del Mediterraneo orientale» e che malgrado si pensasse fosse riconducibile all’esplosione del vulcano Thera di Santorini, spiega Alina Polonia «la causa di quest’enorme deposito sedimentario fu invece lo tsunami generato dal terremoto del 365 d. C.». Dalle scoperte si giunge alle conclusioni analizzando i dati che si raccolgono durante la ricerca geologica, tramite rilevamenti di immagini acustiche ad altissima risoluzione e carotaggi del fondale marino ad una profondità di 4 mila metri: i ricercatori hanno scovato un secondo evento di proporzioni catastrofiche risalente a ben 14.590 anni fa. Ciò significa che non siamo in presenza di avvenimenti unici o isolati e che tutto il meraviglioso Mediterraneo è soggetto a sconvolgimenti naturali non indifferenti.
Paolo Licciardello







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