Un antico proverbio dell’Arabia Saudita recita: «Una ragazza non possiede altro che il suo velo e la sua tomba.»
In un paese come l’Arabia Saudita dove vige la legge islamica della sharia, che proibisce alle donne: di guidare, di andare in bicicletta, di diventare lavoratrici dipendenti e addirittura di lasciare la nazione senza il permesso dell’uomo che le tutela; suscita scalpore la realizzazione della prima campagna pubblicitaria contro la violenza sulle donne.
L’immagine mostra una donna velata dal niqab, da cui si intravede un occhio tumefatto e sotto la scritta «Alcune cose non possono essere coperte. Combattiamo insieme la violenza sulle donne.»
La campagna è stata finanziata dalla King Khalid Charitable Fundation che dal 2001 fornisce protezione legale per le donne e i bambini che subiscono abusi in Arabia Saudita.
Nel Paese una donna su sei subisce violenze fisiche, verbali o psicologiche ogni giorno e i responsabili degli abusi per il 90 per cento sono i mariti e i padri di queste donne.
Il re saudita Abdullah, negli ultimi anni ha portato a compimento alcune riforme in tema di diritti delle donne.
Ad esempio, nel 2011 alle donne è stato concesso il diritto al voto e di concorrere per le elezioni municipali del 2015.
Poco prima, quello stesso anno, tra i membri del Concilio della Shura sono state incluse 30 donne e recentemente è stato annunciato che verrà concesso alle donne di seguire gli studi e la professione della giurisprudenza. Piccole e grandi conquiste di un Paese che ha enormi passi ancora da compiere.
Maria Chiara Coco







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