Finalmente demolito l’ecomostro che deturpava la Scala dei Turchi


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È il 6 maggio la data di inizio dei lavori di demolizione di uno degli ecomostri più tristemente famosi in Sicilia e in Italia. È un inizio ma è anche un ritorno alla normalità perché lo scheletro dell’edificio che deturpa un angolo d’oro di costa siciliana già da troppo tempo attendeva di restituire l’intero antico splendore ad una delle scogliere più amate dai siciliani. Realmonte (Agrigento) è il luogo ma tutti lo identifichiamo col nome Scala dei Turchi; in questo scorcio bianco di paradiso per accedere al mare da 15 anni si è dovuto transitare rasenti ad una macchia di ferro e cemento, folle miraggio di un albergo. Da popolo dedito all’ospitalità e votato al turismo ci siamo scandalizzati ed indignati assieme a migliaia di visitatori davanti ad uno scempio simile; finalmente negli ultimi mesi la Procura di Agrigento ha disposto la demolizione dell’ecomostro dopo anni di lotte anche da parte di associazioni ambientaliste. L’ordinanza è stata firmata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Antonella Pandolfi i quali, in pochi giorni, hanno notificato a Pietro Puccio, sindaco di Realmonte, l’ordine di procedere con l’abbattimento. Un mese circa sarà impiegato per liberare da catene di ferro e cemento il tratto di costa tra Punta Grande e Capo Rossella. Un mese fin troppo vicino alla bella stagione durante la quale la scogliera viene affollata dai turisti; tuttavia speriamo sia il lasso di tempo più giusto affinché ogni elemento estraneo alla bellezza naturale venga per sempre eliminato dal panorama.

La parete di roccia chiara che declina sul mare cristallino, dove si pensa approdassero le navi dei pirati in tempi ormai passati, regala uno spettacolo abbagliante. Il colore candido è l’effetto dei sedimenti di gusci di microrganismi depositatisi sui fondali marini nell’arco di millenni mentre la struttura e quella della marna, una roccia sedimentaria di natura calcare e argillosa. Ogni gradino della falesia costituisce un intervallo geologico di migliaia di anni e dopo svariati millenni ci attendiamo che l’UNESCO assegni anche a questo immenso teatro della natura il posto che gli spetta nell’elenco dei patrimoni dell’umanità.

 

Paolo Licciardello

 

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