Ipercussonici ci raccontano il sud del Mondo


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Si chiama “Carapace”, come la parte superiore del guscio della tartaruga, il terzo album della band catanese Ipercussonici, che uscirà nei negozi di dischi il 28 maggio.

Le 11 tracce che compongono l’album sono un mix perfetto di suoni e strumenti provenienti da tutto il mondo. In Fuje, tributo all’acqua e alla sua essenza, si alternano versi in lingua Sousou (parlata nella Guinea) e in lingua Malinkè (parlata nel Mali). Nel testo di Cincu, la prima parte è scritta da Ramzi Harrabi (poeta e cantante Tunisino-Siracusano amico del gruppo); in Universola musica che cita ritmi e sonorità dance ha un effetto straniante, non vuole rilassare chi la ascolta (come accade nella musica ambient), piuttosto stimola il sudore fisico e della mente. Questo uso straniante della musica appare già nella prima traccia: Funkynannauna ninna nanna che non vuole indurre il sonno, ma accompagnare chi di notte ama o lavora, e ci ricorda che le cose importanti come il tempo o i pensieri non si possono contare: “Acchiana la luna lu suli tramunta…chiddu ca cunta…non si cunta”.

Ipercussonici amano giocare, citare e stravolgere i generi musicali: in Sento usano l’elettronica citando l’alternative rock tipico della musica italiana anni ’90; Carapace canzone che da anche il titolo all’album, è una canzone da ballare con ritornello punk rock.

Una delle canzoni più apertamente politica del disco è Mururoa, un rock tribale che racconta lo scandalo dei test nucleari condotti dal governo francese nell’atollo polinesiano tra il 1966 e il 1996. Nel 2011 il singolo Mururoa è stato usato da Greenpeace per contribuire alla campagna “i pazzi siete voi”, contro il ritorno del nucleare in Italia. Lo scorso anno invece in occasione del ventennale della strage di Capaci, Ipercussonici rivisitarono in chiave dub Quanni moru (faciti ca nun moru), una delle più celebri canzoni di Rosa Balistreri, un omaggio per ricordare le parole di una delle prime donne ad essere uscite fuori dall’omertà nella lotta alle mafie. Una seconda cover chiude il disco: On the road again, un classico del blues innestato, ‘sporcato’ da strumenti della tradizione popolare come lo zammaruni (un clarinetto di canna di origine ancestrale), l’armonica e il marranzano.

Il gruppo dei Ipercussonici nasce nel 2002 a Catania ed è composto da: Alice Ferrara (voce del gruppo), Carlo Condarelli (percussioni), Luca Recupero (marranzano), Marcello Ballardini (didjeridoo, strumento a fiato degli aborigeni australiani) e Michele Musarra (basso). Nel 2005 esce “Liotro” il loro primo cd autoprodotto, che viene suonato ed ascoltato in Italia, Olanda, Francia, Giappone, Ungheria, Germania, Portogallo e Tunisia. Nel 2008 pubblicano con la casa discografica Finisterre il loro secondo disco, “Tutti Pari”: un sound esplosivo di canzoni che diventano drum&bass etnico con sferzate di marranzano elettrico e psichedelico.

Questa caratterizzazione dell’album – forte e originale – porta Ipercussonici a partecipare ad eventi e festival internazionali fino ad arrivare in Inghilterra, dove sono stati presentati come “The Adventurous New Sound Of Sicily” al Womad di Peter Gabriel, il tempio itinerante della world music mondiale, che li ha inoltre invitati insieme al St.James Cavalier Arts Center a Malta per la realizzazione di una parata multietnica che coinvolgerà oltre 250 bambini delle scuole dell’isola e numerosi artisti provenienti da Jamaica, Inghilterra, Zimbabwe e Stati Uniti.

 

Maria Chiara Coco

Un pensiero riguardo “Ipercussonici ci raccontano il sud del Mondo

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  1. Mi è piaciuta la musica dei Ipercussonici. Ho pubblicato molti brevissimi video ed ho cominciato a pubblicare un mio testo sul blog musicale che ho. Spero di pubblicarne altri presto.

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