Tanto si è già parlato dell’ennesimo straordinario live del Boss nella città di Napoli, il pubblico non può che amarlo se dopo aver cantato O Sole Mio prosegue nella sua performance sotto la pioggia, proprio come accaduto un anno fa a Firenze. Malgrado ciò è bastato che passasse la notte per assistere a qualche polemica innescata dalle considerazioni di Claudio Trotta, organizzatore dei concerti di Springsteen in Italia. «Non so se tornerei con una grossa produzione come questa a Napoli» è la forte e stizzita dichiarazione del manager italiano di risposta alle parole del soprintendente della città di Napoli, Giorgio Cozzolino: «La piazza in futuro dovrà essere concessa con misure più restrittive». E poi «È un bene pubblico e non lo si può recintare» stavolta riferito alle transenne che delimitavano l’area dove si poteva entrare solo col biglietto (unico prezzo 75 euro). Trotta ha intenzione di andare per vie legali dopo lo scambio di dichiarazioni al vetriolo e ricorda quali sono state le ultime vicende col soprintendente: «A ottobre ho avuto il via libera per il concerto – racconta l’organizzatore -. A metà aprile, durante una conferenza di servizi, il soprintendente ha parlato di una serie di limiti che facevano a pugni anche con quello che si era fatto pochi mesi prima con il live di Ligabue che registrò 30 mila persone».
Le polemiche si sono poi spostate verso un terreno ancor più impervio: il concerto doveva essere gratuito o a pagamento? Trotta ha delle forte convinzioni: «Dire che un concerto a pagamento non è un fatto culturale è estremamente offensivo. Ha la più pallida idea – aggiunge – dell’investimento e del lavoro che c’è dietro questo evento? Chi dovrebbe pagarlo? Il concerto del Boss ha generato introiti per la città e per lo Stato in termini di Iva, diritti d’autore, tasse e non solo». In effetti la città non poteva sobbarcarsi un cachet alla The Boss anche se in molti sono convinti che il biglietto del concerto potesse costare un po’ meno.
Paolo Licciardello
Acicastello Informa 
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