Accordo dei partiti sul rinvio di un anno alla riforma sui tagli agli uffici giudiziari voluta dal precedente governo: ad annunciare la decisione il presidente della commissione Giustizia del Senato, l’ex Guardasigilli del governo Berlusconi, Francesco Nitto Palma.
Unanimità di consensi: d’accordo il centrosinistra, che ha proposto la proroga spiegando che «Le norme hanno creato in vari territori disfunzioni pesanti e dubbi di legittimità anche costituzionale; d’accordo il centrodestra, che attraverso le parole del senatore Caliendo, esprime il convincimento che «È un testo che crea molti problemi, ci sono diverse cose da fare e per questo serve tempo»; d’accordo con la proroga anche i grillini e perfino Scelta civica di Mario Monti: scelta forse dovuta, scontata, se mette d’accordo anche l’ex premier del governo autore e fautore della riforma, riforma che comporterà la soppressione di 31 piccoli tribunali e 220 sedi distaccate, per un risparmio stimato di 17 milioni l’anno.
Il ministro Annamaria Cancellieri, in audizione in commissione Giustizia alla Camera, ha al contrario ribadito di essere contraria ad un differimento della riforma, perché tale differimento porrebbe in seria difficoltà l’organizzazione del servizio giustizia e produrrebbe un negativo effetto di disorientamento.
Anche l’Anci, preoccupata delle conseguenze del nuovo rinvio, ha chiesto un incontro urgente con il Ministro proprio sul tema della geografia giudiziaria al fine di discutere della ricaduta economica per i bilanci dei Comuni interessati dall’accorpamento dei tribunali e delle sezioni distaccate soppresse.
La confusione ovviamente aumenta se si pensa al semplice fatto che, nonostante il “limbo” in cui sembra stia cadendo la riforma, le varie sezioni distaccate dei Tribunali sono ormai impegnate nel trasferimento dei fascicoli verso le sedi centrali con una mole di lavoro estenuante e ormai ben avviato sia per l’ufficio giudiziario di provenienza che per quello di ricezione.
Angela Scalisi







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