Raggiunto l’accordo interconfederale tra Cgil, Cisl e Uil e Confindustria, sulla rappresentanza e sulla democrazia sindacale, accordo con cui si introducono nuove regole per misurare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali, certificare gli iscritti e il voto dei lavoratori e con cui viene garantita la certezza che gli accordi sindacali che, una volta approvati e ratificati a maggioranza semplice, varranno effettivamente per tutti.
Si mettono nero su bianco le regole per certificare gli iscritti e il voto dei lavoratori, indicando la soglia del 5% per sedere al tavolo della contrattazione nazionale.
Anche nel settore privato finalmente, come già accade da 20 anni per il pubblico impiego, la rappresentatività verrà misurata attraverso l’incrocio tra il numero degli iscritti e il voto proporzionale delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie).
«È un accordo storico», commentano Camusso e Squinzi. «Un accordo che mette fine ad una lunga stagione di divisioni», aggiunge il leader della Cgil. «Dopo 60 anni definiamo le regole per la rappresentanza, che ci permette di avere contratti nazionali pienamente esigibili», sottolinea poi il presidente di Confindustria.
Soddisfatto anche Letta: “Una bella notizia (…) E’ il momento di unire, non di dividere, per combattere la disoccupazione”, ha twittato il premier.
Un’intesa che mette d’accordo tutti in pratica: possiamo “forse” essere positivi e credere alle parole del presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, il quale sottolinea opportunamente che, in un momento difficile come quello che stiamo attraversando, “questa intesa è un segno tangibile della coesione che le parti dimostrano per risolvere il problema della crescita, che è un imperativo assoluto perché solo con la crescita ci può essere più occupazione”.
Angela Scalisi







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