Germania. Per la sua ultima installazione, l’artista argentino Tomas Saraceno, ci costringe ad affrontare, oltre alla paura delle altezze, anche l’aracnofobia. La gigantesca costruzione realizzata a 25 metri di altezza ha come intento quello di far provare agli spettatori la sensazione di essere dei ragni, evocando i loro movimenti, il coordinamento con gli altri aracnidi e il modo di tessere le proprie tele. All’interno della rete di acciaio che si estende sulla grande cupola di vetro del museo su tre diversi livelli – coprendo complessivamente 2.500 mq e sulla quale sono posizionate delle spheres, sfere gonfiabili in PVC con un diametro che raggiunge gli 8,5 metri – i visitatori possono coordinare le loro attività e, proprio come i ragni su una ragnatela, possono percepire lo spazio attraverso la vibrazione.
Lo stesso Saraceno definisce In orbit come una nuova forma ibrida di comunicazione. Questa risulta essere l’installazione più elaborata che Saraceno abbia mai realizzato, progettata in un periodo di tre anni. La configurazione ricorda un paesaggio surreale di nubi, diventando un’oscillante rete di relazioni, risonanze e comunicazioni sincrone: quando più persone entrano contemporaneamente nell’audace costruzione, la loro presenza altera la tensione dei fili di acciaio e degli intervalli tra i tre livelli di reticolo, generando un movimento.
Nonostante la maglia da sola pesi tre tonnellate e la più grande delle spheres trecento kg, la cura e la precisione con cui questo lavoro è stato adattato alla cornice unica del Ständehaus, fanno sembrare questa installazione decisamente effimera. Un ulteriore felice dimostrazione di come Saraceno sia riuscito a incorporare nella propria prassi artistica l’idea di funzionalità, bellezza e forza propri del mondo degli aracnidi.
Giuliana Ventura









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