La vernice viene raschiata via, la stanza, destinata al figlio, deve essere rimessa a nuovo, ci troviamo in un appartamento vecchiotto sito in un quartiere povero della città di Palermo poco distante da Palazzo dei Normanni, la sorpresa non ha eguali. Il nostro occhio sembra inviare al cervello informazioni e sensazioni che nemmeno noi sappiamo di avere e quando quella particolare gradazione di blu ritorna alla luce, riprende a respirare dopo decenni e decenni, qualcosa scatta dentro l’osservatore. Via Porta Castro sembra diventata il centro della Sicilia araba anche solo per un giorno. Sotto la calce riposava una piccola moschea blu con stupendi disegni, versetti ed iscrizioni.
Giuseppe Cadilli e la moglie Valeria Giarruso, giornalisti, dicono di essere rimasti pietrificati davanti cotanta bellezza e, dopo essersi ripresi ed aver bloccato i lavori, hanno immediatamente chiamato degli esperti del settore. Gaetano Basile, cultore di costumi locali, crede che la casa dei signori Cadili potesse, un tempo, essere stata la dimora di un importante commerciante arabo tra il Settecento e l’Ottocento. Da Roma è giunto nel capoluogo siciliano il presidente della Lega islamica in Italia Sekander Fareed Al Khotani felice di andare a visitare questo strabiliante edificio. Al Khotani impressionato dalla bellezza delle iscrizioni ha specificato che riesce ad interpretare solo alcuni dei simboli della moschea blu perché è uno stile antico e che sarebbe possibile confrontare tali simboli con un altro luogo ove grafie e caratteri si sono succeduti nei secoli: la Mecca.
L’ambiente è quadrato, 3 metri e mezzo per lato, ha un’apertura con balcone che si sporge proprio in direzione della Mecca, per tale motivo che i proprietari, cattolici praticanti, hanno la fortissima intenzione di rispettare questo ambiente di preghiera e di riflessione. La Giarruso ha infatti detto che «Per noi sarà una stanza di meditazione dove rispetteremo la cultura islamica. Come dico agli amici che vengono a trovarci, né vino, né birra. Mai alcolici qui. Si beve in salotto. Non in moschea». Moglie e marito intendono far rispettare il luogo sacro anche al piccolo figlio Antonio Tancredi il quale non potrà scorazzare col suo amato triciclo dentro questo inestimabile tesoro blu.
Paolo Licciardello







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