Approvato dalla Camera con 195 voti favorevoli, 7 contrari, 78 astenuti e 349 assenti, il decreto sulla pubblica istruzione. Ora il provvedimento passerà all’esame del Senato e dovrà essere convertito in tempi brevissimi, entro il 12 novembre. Tale situazione, ovviamente, non è per niente nuova nell’attuale scena politica, dato che molti decreti sono stati convertiti in tempi record.
Tra gli interventi previsti nel decreto, un piano triennale 2014-2016 per l’assunzione a tempo indeterminato del personale della scuola, la rideterminazione della dotazione organica dei docenti di sostegno, risorse per andare incontro alle esigenze di trasporto degli studenti delle scuole medie e superiori.
Sono stati anche inseriti nuovi contenuti finalizzati a rafforzare il collegamento fra scuola, università e mondo del lavoro.
Arriva, inoltre, anche la decisione sul “pomo della discordia”/bonus maturità: è stato introdotto, per l’appunto, un meccanismo di immatricolazione in soprannumero per i candidati che hanno sostenuto i test di ammissione a settembre e che non si sono collocati, a causa della prevista abrogazione del bonus, in posizione utile in graduatoria.
Sono previsti, ancora, interventi sul personale scolastico, sui libri di testo con la previsione della possibilità per le scuole di elaborare materiali didattici digitali da utilizzare come libri di testo, e misure a favore del welfare studentesco.
Un’attenzione particolare è stata posta sul tema salute: il divieto di fumare viene esteso anche alle aree all’aperto di pertinenza degli istituti, con estensione del divieto anche per la sigaretta elettronica.
Stanziati poi 6,6 milioni per avviare, dal quarto anno delle superiori e all’ultimo anno delle medie, l’orientamento degli studenti.
Approvato anche l’emendamento del M5S per l’insegnamento della lingua inglese nella scuola di infanzia
Approvato, infine, un emendamento in base al quale il 3% delle somme confiscate alle associazione mafiose verrà destinato al finanziamento di nuove borse di studio.
Le polemiche non tardano però ad arrivare e se ne fa portavoce l’Associazione nazionale insegnanti e formatori. Il decreto legge n.104 prevede, infatti, si l’assunzione di 60 mila precari, ma “a costo zero” e in tre anni. Per questa ragione, l’organizzazione sindacale lamenta che “alla scarsità di posti vacanti e disponibili, visto che sarebbero quasi il doppio quelli che si sarebbero dovuti accordare, si è aggiunta oggi la grave decisione di non accompagnare il provvedimento con un’adeguata copertura finanziaria. Al contrario di quanto accadde l’ultima volta, nel 2006, a tutti i docenti che verranno assunti nel triennio 2014-2016, si chiede di rimanere fermi allo stipendio base, senza progressioni di carriera, equiparando per ben otto anni consecutivi la loro busta paga a quella dei precari”.
Soddisfatto appare, al contrario, il ministro Maria Chiara Carrozza, la quale ribadisce che: “Finalmente si torna a investire”. “Ci siamo concentrati – ha annunciato Carrozza – su alcuni temi su cui non erano necessarie grandi risorse, come il welfare per studenti o le borse di studio per gli istituti musicali. Certo sono poche risorse ma arrivano dopo anni di tagli”.
Forse qualcosa si muove, ma investire poco sull’istruzione e, quindi, sul futuro delle nuove generazioni, non sembra comunque la scelta ottimale.
Angela Scalisi







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