“Matto e disperatissimo” fu lo studio del giovane Leopardi sulle sudate carte, e altrettanto matta e disperatissima si propone di essere la sua prima interpretazione cinematografica. A dare il volto a uno degli autori più amati dell’800 è un inaspettato Elio Germano.
Ha esordito con “Ci hai rotto papà” nel non troppo lontano 1993, mostrando poi il suo talento e la sua versatilità nella maturità in film come “Mio fratello è figlio unico”, “La Nostra Vita”, “Diaz – Don’t Clean Up This Blood” o l’ultimo film di Giovanni Veronesi “L’Ultima Ruota del Carro”, si appresta ad affrontare un ruolo non semplice. Quello che oggi si studia e si conosce su Giacomo Leopardi è pervenuto dalla sua testimonianza poetica e dal continuo lavoro di ricerca dei filologi e degli esperti, e non da documentari, apparizioni televisive o fotografie. Ritratti dell’epoca e parole d’inchiostro del poeta dovranno bastare all’attore romano per questo arduo compito: “Ho subito pensato a lui. Senza Elio non avrei fatto il film. Si è immerso in Leopardi con un entusiasmo contagioso. Dopo pochi gironi di lavoro era già in grado di imitarne alla perfezione la grafia. E’ essenziale anche l’intesa con Riondino che è Antonio Ranieri, l’amico della vita, colui che lo porta via dall’oppressione familiare, il vero fratello di Giacomo e forse l’unico contemporaneo che ne comprende la grandezza”, afferma il regista.
La regia di Mario Martone con “Il Giovane Favoloso” si propone di indagare la Recanati leopardiana per la prima volta in un set ameno e fuori dal tempo ma anche le varie tappe geografiche che hanno scandito la sua vita tormentata, Napoli, Firenze e Roma: “Dopo Noi credevamo mi sono detto: non posso fare un altro film sull’800, volevo fare addirittura un film di fantascienza. Ma la figura di Leopardi mi ossessionava e ho deciso di seguire la passione” e ancora ” A me interessa raccontare la storia di un uomo in conflitto col proprio tempo, con il conformismo di un’epoca” come ha spiegato in un’intervista a Repubblica.
Che si riesca a cogliere quel sentimento di infinito contrastante tra la voglia di evadere e l’impossibilità della sua riuscita data dal “caro ermo colle”? A conoscere la fragile e amata Silvia? Oppure ancora ad assistere ad un tipico dì di festa percependo quel senso di velata tristezza causata dallo scandire del tempo campagnolo? Il poeta del pessimismo esistenziale per antonomasia ha già raggiunto gloria ed eternità per mezzo della sua penna, chissà che non possano essere autenticate da una sublime interpretazione in questo ambizioso biopic, il quale si propone in modo audace come film dal respiro nazionale.
Eleonora Mirabile







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