Il tribunale di Roma ha accolto il ricorso di una donna di 46 anni malata di sclerosi multipla, ordinando all’azienda ospedaliera Spedali Civili di Brescia la somministrazione del trattamento con cellule staminali, secondo il protocollo della Stamina Foundation, malgrado le pesanti “barriere” previste dal decreto Balduzzi.
Il decreto “sotto-accusa” non consente di farne richiesta agli ospedali e consente di ottenere il trattamento con cellule staminali solo a pazienti che lo hanno già avviato.
La donna, che ha quarantasei anni, affetta da sclerosi multipla dal 1982, si era già sottoposta a tutte le terapie convenzionali: il ricorso d’urgenza è nato proprio dalla prescrizione del medico specialista, che ha indicato con urgenza il trattamento con cellule staminali in mancanza di alternative valide.
Nell’ordinanza si legge che «Non può essere irragionevolmente limitato o soppresso il diritto alla speranza» di chi è affetto da gravi patologie. Ritenendo preminente il richiamo all’articolo 32 della Costituzione in materia di diritto alla salute e riconoscendo la sua efficacia immediatamente precettiva, il giudice con l’ordinanza de quo ha ritenuto possibile consentire di porre a carico del SSN il «Diritto alla speranza per i malati».
Prima di procedere, continua il giudice, bisognerà comunque acquisire in via d’urgenza il parere del comitato etico dell’azienda, ex articolo 6 del Dlgs 211/03, sul rapporto favorevole tra benefici ipotizzabili e rischi prevedibili del trattamento nelle particolari condizioni del paziente.
Nonostante questo ostacolo burocratico, il provvedimento è una pietra miliare nella lotta per la difesa del diritto alla salute.
Ricordando il monito del Giudice che, nel provvedimento, ha affermato come «Il diritto alla speranza dei malati non può essere irragionevolmente limitato o soppresso», non resta altro da fare se non attendere e sperare che la vicenda si concluda positivamente in tempi brevi.
Angela Scalisi







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