Arrivano durissime critiche all’emendamento presentato dal Governo alla Legge di Stabilità per la realizzazione di stadi con centri commerciali e residenziali più o meno attigui.
Il Pd, insieme a Sel, Verdi, M5S e anche ad esponenti della Lega, è insorto contro il rischio di speculazione edilizia e anche il viceministro all’Economia, Stefano Fassina, e il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, hanno ammesso come la norma sia da cambiare, se non si vuole correre il rischio di “una nuova cementificazione del territorio” .
La nuova norma ha scatenato ovviamente anche Legambiente, timorosa di una ennesima colata di cemento.
L’emendamento dovrebbe rifinanziare il fondo-stadi, prevedendo per l’appunto che «l’intervento possa prevedere uno o più impianti sportivi nonché insediamenti edilizi o interventi urbanistici entrambi di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi». La costruzione di nuovi palazzi deve risultare «funzionale al raggiungimento – cosi legge nella bozza- del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’intervento e concorrente alla valorizzazione in termini sociali, occupazionali ed economici del territorio di riferimento».
Sulla norma, ancora non depositata in Commissione Bilancio, il governo starebbe ora cercando una mediazione, eliminando la possibilità di costruire insediamenti «anche non contigui agli impianti sportivi» – essendo questo il pomo della discordia.
A difendere l’emendamento è il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie con delega allo Sport, Graziano Delrio, che afferma che «né speculazione edilizia, né devastazione del territorio saranno presenti nell’emendamento governativo ufficiale, bensì la volontà di ammodernare l’impiantistica sportiva, professionistica e di base». «Da parte del governo c’è l’impegno – continua Delrio in una nota – a evitare cementificazione, speculazioni edilizie e sfruttamento del territorio. Il testo del governo sarà coerente con questi principi». «L’emendamento non prevede niente che già non sia previsto, niente denaro pubblico, nessuna speculazione possibile. Solo una via agevolata, mentre ora per costruire uno stadio ci vogliono dai 7 agli 8 anni quando va bene»- continua il Ministro- suggerendo, non troppo velatamente, come lo snellimento delle procedure porterebbe anche un incremento degli investimenti privati, ormai resosi necessario.«Il nostro Paese è tra i più arretrati in Europa in materia di impiantistica sportiva ad ogni livello – queste le parole conclusive di Delrio – Introdurre il tema nella legge di stabilità significa prendere a cuore le richieste dai territori e dare una risposta adeguata».
Il governo sembrerebbe, dunque, intenzionato a non ritirare l’emendamento, rendendosi forse disponibile ad apportare qualche piccola modifica alla bozza, togliendo la frase «anche non contigui» che secondo alcuni rappresenterebbe per l’appunto la strada per aprire il via alle speculazioni.
Angela Scalisi







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