Il Canada reclama la sovranità sul Polo Nord, e lo fa depositando presso la Commissione Onu per i limiti della piattaforma continentale (Clcs) un dossier che avvalora le mire di Ottawa. Giocando di fatto di anticipo nei confronti degli altri due paesi contendenti: la Danimarca (che avanza le stesse pretese tramite la Groenlandia) e la Russia.
Il primo ministro conservatore canadese, Stephan Harper, ha fatto depositare di fronte alla commissione Clcs, nata nel 1982 nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), una memoria redatta da esperti nel campo con le prove geologiche necessarie per l’arbitrato delle Nazioni Unite.
Gli Stati avevano a disposizione 10 anni dalla data di ratifica per depositare un dossier. Il Canada aveva tempo fino alla fine di quest’anno, mentre la Danimarca ha ancora a disposizione tutto il 2014. La Russia ha, invece, depositato il proprio dossier nel 2002, ma è stato respinto a causa della debolezza delle sue argomentazioni scientifiche. Nonostante questo, può ancora presentarne un altro per provare a prendere parte all’arbitrato.
La mossa canadese avrebbe, comunque, solo una valenza puramente simbolica e politica, poiché la placca oceanica profonda 4,500 metri sopra la quale è collocato il Polo Nord geografico non possiede risorse petrolifere. Si tratta di un gesto politico e simbolico volto a rimarcare la separazione dell’artico nordamericano da quello euroasiatico.
Per ottenere la sovranità sul Polo Nord il Canada deve dimostrare che esiste un’estensione geologica della placca continentale che va oltre le 200 miglia marine (circa 370 chilometri) delle acque territoriali. Inoltre, bisogna provare che il fondale oceanico sia della stessa natura della placca continentale.
Quel che è certo è che la contesa costerà al Canada parecchio denaro da investire nella ricerca di prove geologiche, portando quindi fondi e lavoro agli scienziati.
Aurora Circià







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