Sulla legge di Stabilità, approdata alla Camera dopo il passaggio in Senato concluso con il voto di fiducia, sono piovuti circa 3.300 emendamenti.
Tra i tanti: estensione del contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro ai vitalizi dei parlamentari, ripristino del divieto di cumulo tra lavoro e pensioni al di sopra dei 50 mila euro, formalizzazione in emendamento del fondo destinato a ridurre la tassazione sul lavoro, per il 60 % a beneficio dei lavoratori e per il 40 delle imprese.
Ovviamente solo pochi emendamenti saranno effettivamente esaminati (circa 300) e ancora meno saranno quelli approvati quando, da mercoledi prossimo, si apriranno le votazioni.
Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio ha già annunciato, infatti, che ci sarà un importante taglio in base alle indicazioni che dovranno arrivare dai partiti sui temi più importanti.
Dalla massa emerge anche, a firma Pd, l’emendamento sul divieto di cumulo pensione-redditi da lavoro dipendente o autonomo o connessi con prestazioni di tipo professionale. La sospensione del cumulo stipendio-pensione dovrebbe valere “per la durata di vigenza dei contratti di lavoro”. Le somme che dovrebbero essere liquidate durante il periodo di sospensione dei trattamenti, sostiene l’emendamento, “se poste a carico dell’Inps o di un’amministrazione statale sono conferiti al fondo di ammortamento del debito pubblico”.
Il relatore Maino Marchi del Pd ha annunciato poi l’intenzione di estendere il contributo previsto per le pensioni d’oro (al di sopra dei 90 mila euro l’anno lordi ai quali dovrebbe applicarsi un prelievo crescente, dal 6 fino al 18 %), anche ai vitalizi dei parlamentari. La norma dovrebbe contenere però solo un’indicazione di principio.
Naturalmente il problema ora è sempre il solito: trovare le coperture finanziarie.
In auge anche il problema dell’Imu: si ritiene che nella nuova legge di stabilità potrebbero confluire anche il decreto su Imu e Bankitalia. In Parlamento è, infatti, forte il consenso sulla richiesta dei Comuni di cancellare il pagamento della quota aggiuntiva dell’imposta municipale, previsto per gennaio, anche se al momento una soluzione concreta non è stata prospettata con il disappunto di tutti i sindaci. Non è da sottovalutare, soprattutto in tempi di crisi, la circostanza che il passaggio dall’Imu alla Tasi, come ha spiegato il presidente dell’Anci Fassino, provocherà allo stato attuale una perdita di gettito di circa 1,5 miliardi, che il governo dovrebbe ripianare.
Non rimane che attendere il “tempo dei tagli” che si aprirà il prossimo mercoledì, accompagnato sicuramente dalle solite polemiche e ostruzionismi.
Angela Scalisi







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