Marte, nel cratere Gale il rover Curiosity ha scoperto un lago estinto capace di ospitare la vita


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Quel grandioso laboratorio ambulante chiamato Curiosity passeggia ancora indisturbato sulla superficie del pianeta rosso e invia dati che scienziati provenienti da ogni angolo della terra studiano spinti dalla medesima curiosità. La missione Mars Science Laboratory (MSL) ha prodotto gli studi già pubblicati sulla rivista Science da ricercatori della Nasa, delle università statunitensi e dell’Imperial College London. Lo definiscono, per la prima volta, un pianeta, in passato, “abitabile” ma sopratutto “ospitale” perché il rover, scrutando e perforando le rocce del cratere Gale (diametro di 150 chilometri) e più precisamente quelle di una zona chiamata Yellowknife Bay, nelle vicinanze dell’equatore, dove anticamente ondeggiavano le acque poco salate di un lago marziano, ha rilevato l’indiscutibile presenza di tutti gli elementi indispensabili alla vita.

I risultati della ricerca nella loro interezza sono stati presentati durante il convegno dell’Unione Geologica Americana in San Francisco; questa è la prima volta che è possibile parlare di un ambiente, al di fuori del nostro pianeta, dove di sicuro la vita, intesa come la conosciamo noi, avrebbe potuto esistere. La vita, in questo caso, è intesa in termini di microrganismi unicellulari, come i chemiolitoautotrofi che sopravvivono ottenendo energia dai minerali presenti nelle rocce. Conosciamo questi processi perché li abbiamo già visti nelle grotte e nelle sorgenti idrotermali terrestri, in ambienti ostici ma che pullulano di vita.

John Grotzinger della Caltech, coordinatore delle sei ricerca, ha precisato che “serve una fonte di energia che alimenti il metabolismo dei microrganismi, come carbonio, idrogeno, zolfo, azoto e fosforo”, tutti elementi trovati nei massi studiati nel lago prosciugato. Egli ha poi proseguito affermando come “nei primissimi miliardi di anni della sua storia la superficie di Marte fosse notevolmente diversa da quella attuale – inoltre, come suggerisce nell’articolo su Science – siamo in grado di dimostrare che il cratere Gale una volta ospitava un antico lago con caratteristiche adeguate a supportare una biosfera marziana basata su chemiolitoautotrofi”.

Curiosity concentrerà il suo lavoro su altre rocce per svelare ulteriori segreti di Marte ma, come asserisce Enrico Flamini, dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), i dati possono definirsi “conclusivi” e per questo motivo l’importanza della prossima missione ExoMars aumenta a dismisura. “A questo punto – ha detto – Exomars diventa una missione fondamentale. Curiosity non ha a bordo strumenti per rilevare materiale organico, mentre Exomars li avrà. Se andremo, e sono sicuro che lo faremo, su terreni simili a quelli dove si trova ora il rover americano sono altrettanto certo che avremo delle sorprese”. La missione programmata dall’Agenzia Spaziale Europea è prevista per il 2016 e nel 2018, nell’ambito della stessa ricerca, un nuovo robot esplorerà la rossa terra marziana. Non è inutile ricordare che la partecipazione italiana a livello scientifico ed industriale in questo progetto è considerevole e dovrebbe rendere tutti ancor più orgogliosi dopo l’avvincente missione dell’astronauta Parmitano il quale ha ribadito che le ultime scoperte rappresentano un ulteriore motivo per mettere piede su Marte, malgrado questo possa sembrare un semplice e superfluo lusso.

 

Paolo Licciardello

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