Dalla Sangria al Grog. Perché non trasformarci da “moonshiners” casalinghi a produttori di antiche bevande?


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A tanti piace trafficare tra stoviglie e fornelli, tra frutti ed alcol, per produrre in casa piccole quantità di bevande che allietano i nostri dopocena. Limoncello, mirto, liquore alla liquirizia, gustoso nocino e profumato rosolio al mandarino sono solo alcune tipologie di bevande da sorbire da soli o in compagnia, a pranzo o a cena, prima o dopo i pasti e mai prima di mettersi al volante (lo chiariamo per onor di cronaca).

Negli ultimi anni alcune ricette sono state tramandate o riprese anche dai più giovani. Dedicare alcune ore del fine settimana alla poetica preparazione degli ingredienti e degli intrugli sembra essere rilassante, divertente ed emozionante in vista del momento finale ed etereo, la degustazione. Conosco portentosi preparatori di sangria che non hanno nulla da invidiare ai colleghi spagnoli; dopo decine di allestimenti sono riusciti a trovare la formula, per loro, perfetta, che meglio gratifica il “tracannatore”. Le ricette sono davvero molteplici ed ognuno apprezza la propria, sembra però che gli ingredienti base siano: vino rosso, pesca, mela, arancia, limone, cannella in stecche, poco zucchero, poco Grand Marnier e soprattutto chiodi di garofano e tanto tempo per far riposare tutto insieme dopo aver seguito la giusta sequenza della ricetta.

Recentemente archeologi dell’Università della Pennsylvania, nei loro scavi effettuati tra Danimarca e Svezia risalenti a 1.500 anni fa, hanno ritrovato prove evidenti di quanto il commercio del vino proveniente dal sud Europa rappresentasse parte di una fitta rete commerciale tra i vari popoli, ritenuti barbari, e la civiltà dei Greci e dei Romani. Dallo studio di Patrick E. McGovern e compagni, publicato sul Danish Journal of Archeology, si è risaliti all’antica ricetta del grog. Negli scavi delle tombe di un principe guerriero e di una giovane, rispettivamente a Nandrup (Danimarca) e nell’isola di Lolland, sono stati scoperti dei residui all’interno di coppe in ceramica e di una situla di bronzo, conservate internamente alla bara. L’analisi di questi resti ci ha svelato la formula della bevanda più bevuta da quei popoli nordici prima che il vino importato lo rimpiazzasse quasi del tutto. Miele, mirtillo e mirto di torbiera, mirtillo rosso, achillea, ginepro, resina di betulla (pianta dalle mille risorse), cerali vari come grano, orzo o segale e talvolta anche minuscole tracce di vino.

Una bevanda che da più di 3 mila anni è presente nella tradizione Europea e che è considerata anche come rimedio medico, ecco cosa è il Grog del nord. Poche aziende ancora oggi lo producono. Meriterebbe un posto nei nostri scaffali incurvati dalle nostre bottiglie preferite o nelle nostre accoglienti cantine?

 

Paolo Licciardello

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