Hashima è un’isola della prefettura di Nagasaki, in Giappone, chiamata anche Gunkanjima ossia letteralmente “isola della nave da guerra” per la sua somiglianza ad una nave corazzata. Iniziò ad essere abitata intorno al 1887 per la presenza di una miniera di carbone e già pochi anni più tardi la Mitsubishi la comprò per sfruttare al meglio anche le miniere sottomarine. Nel periodo della seconda guerra mondiale venne trasformata in un campo di lavoro per i prigionieri cinesi e coreani, che venivano impiegati al posto dei lavoratori giapponesi chiamati a combattere. Arrivò, negli anni ’60, ad avere una tra le più alte densità di popolazione al mondo. Furono costruiti centinaia di appartamenti, scuole, ospedali e servizi vari in grandi edifici; tra l’altro tra i primi in cemento armato nella storia del Giappone, anche per difendersi dai frequenti tifoni che si abbattono nella zona. Con il tempo, però, l’uso del carbone fu sempre più soppiantato dal petrolio, per cui nel 1974 la miniera fu chiusa e così in pratica anche l’intera isola. Ben presto divenne totalmente disabitata trasformandosi in un luogo spettrale e lasciata al suo triste destino di deterioramento. Nel 2005 fu concesso ad alcuni giornalisti di accedere all’isola e finalmente la sua esistenza e storia venne divulgata al mondo intero, ma questo poco giovò alle sue sorti. Una tra le prime visite concesse fu quella del regista svedese Thomas Nordanstad che esplorò il luogo accompagnato da un ex residente di Hashima e grazie alla quale riuscì a cogliere qualche frammento della vita sull’isola e dei suoi luoghi. Visitò “Le scale dell’inferno”, scalinate dalle quali era possibile raggiungere praticamente tutte le parti di un edificio, i quartieri vicini, il tempio, i bagni e le aree ricreative; o “Il crocevia della pioggia salata”, un punto in cui la gente doveva fermarsi ed aspettare che le onde si placassero per poter passare, come una sorta di semaforo naturale. Solo nel 2009 vennero ripristinati alcuni collegamenti per permettere la visita ai turisti, ma pur sempre in pochi giorni prestabiliti a causa anche delle condizioni impervie del mare (solo 160 giorni l’anno), e per la visita di una sola parte della città seguendo dei percorsi prestabiliti alquanto restrittivi. Dopo 35 anni di abbandono è stato possibile leggere perfettamente lo stato di rovina in cui si trovano gli edifici, a dimostrazione anche delle limitazioni del cemento armato come materiale da costruzione soprattutto se non sottoposto ad alcuna opera di manutenzione. Nel 2012 l’isola è stata luogo di ambientazione per alcune scene del film serie di 007 Skyfall, come location per il quartier generale segreto di Raol Silva, antagonista di Bond. Ma ora da quasi un anno a questa parte possiamo tutti “visitarla” e scoprirla virtualmente grazie all’impresa di Google che ha aggiunto l’isola, per l’appunto, al suo servizio Street View.
Per la realizzazione delle foto panoramiche non si è usata la consueta automobile con le macchine fotografiche sul tettuccio; stavolta si è dovuto porre la sfera con le fotocamere su uno zainetto portato da un trekker di Google, consentendogli di gironzolare tra le rovine. Ora c’è solo da chiedersi quanto ancora passerà prima che la prossima iniziativa riporterà alla luce l’isola, coscienti del fatto che senza reali interventi di recupero o parziale riuso l’inesorabile corsa del degrado la porterà alla completa distruzione.
Valeria Rita Torrisi








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