La frazione del comune di Acicastello, Ficarazzi, grazie all’interesse di alcuni appassionati è da qualche mese la protagonista di alcuni approfonditi studi sulle sue radici storico-culturali.
Secondo le fonti tratte da uniroma3.it/gnv/etna si può leggere: “Le prime eruzioni dell’Etna sono state colate di lava emesse all’interno di un bacino marino poco profondo. Non è possibile ricostruire le dimensioni del bacino e delle colate, in quanto quasi tutto è stato riempito e cancellato dall’attività successiva. Solo lungo la costa a Nord di Catania, nei centri di Aci Trezza e Aci Castello e un paio di km verso l’interno nei pressi di Ficarazzi sono visibili i prodotti di questa prima attività etnea.
In alcune zone (alle spalle del paese di Aci Trezza verso l’interno, lungo la spiaggia e sulle isole Ciclopi), l’erosione ha messo in evidenza masse di magma intruse tra i depositi marini (Argille Marnose azzurre) e raffreddate senza raggiungere la superficie. Il raffreddamento ha prodotto nella massa di magma un processo di contrazione e di fratturazione che ha formato grosse colonne poligonali.”
Notizie importanti che potrebbero ricondurre anche al voler rivestire di mitologia il piccolo paese di Ficarazzi. Infatti, traslando alcuni dei versi di Ovidio e di Virgilio, a seguito delle ricerche sulla compagine geologica, si potrebbe affermare che il ciclope Polifemo abitasse in quest’altura lavica e che da qui avesse preso di mira il buon Ulisse scagliando i celeberrimi massi, i Faraglioni di Aci Trezza.
Le ricerche, ancora in corso, attesteranno e renderanno nota buona parte di quella storia che sino ad oggi è rimasta sconosciuta.
Affacciarsi dal “Balcone sul Mare di Aci” regalerà una nuova visuale e un nuovo orizzonte tutto da scoprire.
Alessia Aleo
Appena aveva così parlato che sulla sommità del monte
vediamo muoversi lo stesso Polifemo con la vasta mole
pastore tra le pecore e dirigersi tra i lidi conosciuti.
Mostro orrendo, informe, enorme, cui era tolto l´occhio.
Un pino troncato guida la mano assicura le orme;
l´accompagnano pecore lanose; quella la sola passione
e consolazione del male.
Dopo che toccò i flutti profondi e giunse alle acque,
allora lavò il fluido sangue dell´occhio cavato.
Fremendo coi denti per il gemito ed avanza poi in mezzo
all´acqua e neppure il flutto bagnò gli alti fianchi.
Noi trepidanti ci decidiamo ad accelerare la fuga di lì,
raccolto il supplice così benemerito e tagliare taciti
la fune,e chini sui remi vincenti le acque.
Sentì ed al suon della voce volse le orme.
Ma poichè non è data alcuna possibilità d´afferraci con la destra
nè è capace inseguendo di eguagliare i flutti ionii
alza un urlo immenso, per cui il mare e tutte
le onde tremarono, profondamente atterrita è la terra
d´Italia e l´Etna nelle tortuose caverne mugghiò.
Ma il popolo dei Ciclopi chiamato dai boschi e dagli alti
monti corre ai porti e riempie le spiagge.
Vediamo i fratelli etnei ergersi con l´occhio invano
torvo che portavan le alte teste al cielo,
orrenda adunata: come quando coll´eccelsa cima
le aeree querce o i coniferi cipressi si alzarono,
alta selva di Giove o bosco di Diana.
Un´intensa paura ci muove rapidi ovunque a svolger
le funi e tendere le vele ai venti favorevoli.
Ma gli ordini di Eleno avvertono e tra Scilla e Cariddi,
doppiamente via in un piccolo intervallo di morte,
se non tengo la rotta: è sicuro dar le vele all´indietro.
Ma ecco Borea inviato dal piccolo stretto di Peloro
si presenta: oltrepasso le porte di viva roccia
di Pantagia, il golfo di Megara e Tapso distesa.
Achemenide, compagno di Ulisse infelice, mostrava
tali spiagge percorse riandandole a ritroso.
(Eneide, Virgilio)









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