Un piccolo omaggio ad una vera icona del cinema mondiale, in occasione del suo 100° anniversario, è dovuto: il 7 febbraio del 1914 Charlot faceva la sua prima apparizione nel film “Charlot si distingue”.
L’alter ego iconico del grande Charlie Chaplin, il quale lo ideò e lo rappresentò, nacque sotto una buona stella e fu, sin da subito, destinato ad un successo mondiale. Protagonista di oltre 70 film e vincitore di 2 premi Oscar, il vagabondo più famoso del mondo ha senza dubbio segnato un’epoca con le sue rocambolesche avventure.
Come raccontò lo stesso Chaplin: “il vagabondo nacque per caso“. Era il 1914 quando l’attore inglese era stato ingaggiato da Mack Sennet, un regista specializzato in comiche in serie. E così giunto il giorno delle riprese, atteso sul set e in forte ritardo, si vestì in fretta indossando le prime cose che trovò nel camerino ovvero una marsina stretta e rattoppata, l’indimenticabile bombetta con bastone costituito da canna di bambù, e scarpe grandi quasi da clown; come ultimo tocco arrivarono i baffi e la camminata da ubriaco.
Dall’esordio si era realmente distinto, portando lungo tutto il suo percorso le peculiarità che facevano di lui il vagabondo astuto e un po’ maldestro ma dal grande cuore che tutti conosciamo, non senza quella dignità che faceva di lui un vero gentiluomo.
Il cinema muto fu la sua fortuna in quanto il genere comico, in fase di transizione, si basava principalmente sull’enfatizzazione dell’arte del mimo. E Chaplin fu geniale nella sua scelta. Un ruolo che sembrava cucito su misura per Charlot tanto da non voler mai ricorrere al parlato, neanche con l’avvento del sonoro.
Eppure sotto quei baffetti neri si nascondeva un riso amaro. Il perno dell’azione cinetica e della rappresentazione era infatti da scavare a livelli più profondi della comicità, dove una buffa trama, tuttavia sempre permea di significato, lasciava spazio ad una satira sociale dal peso non indifferente. Il personaggio divenne portavoce degli aspetti negativi della società degli anni ’30: ricordiamo in questo contesto il lungometraggio “Tempi Moderni” in cui Chaplin orchestra un grande affresco contro l’automazione (gli operai vengono sostituiti dalle macchine) colpevole di mortificare la dignità individuale; passando così dalla satira alla tragedia del suo tempo, aggrappandosi spesso all’amore, senza mai perdere di vista il personaggio nella sua grande umanità.
Quello che oggi viene celebrato non è il centenario di un semplice personaggio, ma di un inconsapevole mito, fortemente ancorato alla realtà e portatore di poesia nel panorama cinematografico di tutti i tempi.
Eleonora Mirabile







Lascia un commento