In una società costipata di vizi e poche virtù, le giovani generazioni facilmente tendono ad interpretare in maniera erronea il senso di giusto e di sbagliato.
Da Nord a Sud, nessuna eccezione: le baby prostitute diventano protagoniste delle cronache giornalistiche.
Dopo lo scandalo Parioli e l’ormai dimenticata siciliana Ruby Rabacuori, caso mediatico acclamato a livello “internazionale”, il fenomeno prostituzione minorile si sposta a Ventimiglia.
La notizia è uscita allo scoperto quando un cliente notando la loro giovane età delle due lucciole adolescenti, e decidendo di non incontrarle, ha raccontato tutto al commissariato di polizia più vicino.
Le due giovani ragazze, quattordici e quindici anni, hanno raccontato agli assistenti sociali che l’idea di prostituirsi e di fare soldi facili in poco tempo era nata dopo aver visto in Tv il caso delle Baby Squillo dei Parioli.
Le ragazze, infatti, come le altre coetanee, grazie ad Internet e alla messaggeria istantanea di Whatsapp interagivano con i futuri clienti e organizzavano gli appuntamenti di lavoro dopo la scuola.
Inoltre hanno raccontato di come si siano stupite per le numerose ed immediate risposte arrivate dopo aver messo l’ annuncio, con foto in perizoma, su bakekaincontri e aggiungono: «A queste abbiamo allora dato la nostra disponibilità ma solo per gli orari pomeridiani, per motivi scolastici».
Le cifre pattuite variavano da 30€ ad 80€ per la prestazione in coppia.
La motivazione per spiegare l’atto, da parte di entrambe, è stata: «Volevo un’indipendenza economica, anche se mio padre e mia madre non mi hanno mai fatto mancare nulla».
Perplessità e senso di vuoto etico e morale dinnanzi a queste piccole donne cresciute troppo in fretta che hanno consapevolezza del corpo inteso come merce di scambio. Le responsabilità di questa concezione della femminilità odierna sono inevitabilmente da ricercare nella superficialità della nostra società e nella genitorialità distratta.
Alessia Aleo







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