Catania piange il suo filosofo e poeta: Manlio Sgalambro


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Catania uggiosa, malinconica e forse anche un po’ nichilista, nella giornata di ieri per l’ultimo saluto a Manlio Sgalambro, poeta, filosofo, paroliere e cantautore catanese.

La chiesa, Crocifisso dei Miracoli, gremita di gente,  lì per rendere omaggio al genio criptico di un uomo che ha con le sue parole influenzato eticamente e moralmente intere generazioni.

Manlio Sgalambro, grande amico di Franco Battiato con la quale collaborava dal 1994, lascia un vuoto esistenziale, termine particolarmente affine al suo modus essendi.

Il sindaco Enzo Bianco, poco prima di entrare in Chiesa, lo ha ricordato come un uomo “che sapeva parlare ai giovani, di una cultura poliedrica, un figlio eccezionale della nostra terra”.

Nessuna dichiarazione, invece da parte di Franco Battiato, che ha preferito sedere sull’ultima panca e sfuggire velocemente ai microfoni, troppo invadenti, dei giornalisti.

Riflessioni profonde durante la cerimonia in cui si è ricordata l’importanza del viaggio interiore, dell’amore, del peregrinare intellettuale e dell’inquietudine anche nella ricerca di Dio.

Il parroco Don Gianni Notari citando la canzone “La Cura”, uno dei brani più famosi frutto dell’amicizia Battiato-Sgalambro, ha sottolineato il suo essere speciale.

Manlio Sgalambro è stato ricordato come uomo, nonno di 13 nipoti, e come esimio pensatore vicino ai grandi del pensiero come Nietzsche ed Hegel.

Un lungo applauso ha accompagnato il feretro che riposerà a Lentini, città che gli diede i natali. 

Alessia Aleo 

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