Il ddl Delrio, nella versione rivisitata dal maxiemendamento del governo, incassa la fiducia al Senato con 160 sì, 133 no e nessun astenuto e passa alla Camera per l’ultima lettura.
Anche se poche ore prima la maggioranza era andata sotto per due volte in Commissione, Renzi e il Partito democratico finalmente esultano.
“Siamo consapevoli che alcune Province lavorano bene, ma dobbiamo dare un segnale chiaro, forte e netto, con 3mila posti per i politici in meno”- ha commentato per l’appunto Renzi. Tale passaggio – quasi obbligato – sarebbe anche il preludio al compimento delle altre riforme: la riorganizzazione “radicale” della Pubblica amministrazione, la riforma della legge elettorale, la riforma del tetto agli stipendi dei manager pubblici, arrivando fino alla riforma che prevede il superamento del Senato
Ovviamente un certo entusiasmo è percepibile nelle parole del sottosegretario Graziano Delrio, padre del provvedimento, secondo il quale il nuovo piano dovrebbe portare a circa 160 milioni di risparmio.
Delrio parla di un grande passo per la riorganizzazione dello Stato verso un paese più semplice e moderno: “Poniamo– dice- le premesse per una nuova riorganizzazione dello Stato. Le Città metropolitane diventeranno il luogo della competizione economica con le altre grandi aree europee e luogo di coordinamento efficace dei servizi pubblici. Le Province restano per ora solamente come agenzie di servizio ai Comuni e non più con funzioni duplicate per una pubblica amministrazione più efficiente e più semplice”. “Un grande passo – sostiene ancora Delrio –per un paese più semplice e capace di dare risposte alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese. Un passo che offre più opportunità con le Città metropolitane e che aiuterà i Comuni a lavorare meglio insieme. Non più sovrapposizioni di funzioni tra enti. Una riforma che l’Italia attende da trent’anni per quanto riguarda le Città metropolitane e che produce il superamento definitivo delle elezioni per le Province, oltre all’abolizione degli enti secondari di carattere provinciale”.
Il testo, che ora dovrà passare il vaglio di Montecitorio, prevede in poche parole una riforma delle attuali Province, con la trasformazione di una parte di esse in enti di secondo livello, enti ch non avranno più consiglieri eletti direttamente e avranno alla loro guida i sindaci, e l’introduzione di dieci “Città metropolitane“.
Gli effetti della nuova legge si riverseranno, se definitivamente approvata, anche sulle prossime elezioni, poichè senza tale intervento normativo alle consultazioni amministrative, previste per l’appunto per Maggio 2014, si dovrebbe procedere anche al rinnovo degli organi delle province.
Ecco spiegata la fretta del nuovo governo, poiché se il testo non diventerà legge entro il 7 aprile, dovrà votarsi anche per il rinnovo degli organi provinciali, con dispendio di denaro pubblico e con la possibilità, non molto remota, che di lì a poco le stesse vengano poi abolite e, quindi, sciolte.
Angela Scalisi







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