I bottoni diventano arte: le opere di Jane Perkins ampliano l’idea del ‘riciclo artistico’


È proprio vero che l’arte non ha confini! Tutto, se frutto di originalità ed ingegno, può divenire forma d’alta espressione artistica. Jane Perkins, difatti, ha trovato il suo personale modo di esprimersi tramite il riciclo e il riuso di oggetti come bottoni, perline, piccoli giocattoli, conchiglie, pezzi di cucchiai, schegge di legno e tanto altro ancora, ed ha offerto la consapevolezza che in mano d’altri questi prodotti sarebbero divenuti mera e abituale spazzatura.

jane-perkins-celebrities2

Quest’artista inglese, dopo diciassette anni di carriera come infermiera e dieci come mamma a tempo pieno, si è finalmente dedicata interamente alla sua vera passione.  A partire dal 2006 ha avuto avvio il suo percorso artistico. Perkins ha conseguito un diploma in Textiles, specializzandosi proprio nella realizzazione di opere con materiale riciclato; la sua tesi “Recycled Materials in Art and Design”, ispirata ai copricapi iper-decorati dell’Ecuador, ha segnato l’evoluzione della sua carriera.

 Inizialmente realizzava più che altro spille con monete, giocattoli in plastica, vecchi gioielli e con materiali vari di recupero; ma per gli oggetti più grandi, che man mano cumulava, il suo progetto era differente: riprodurre un quadro. E così da un primo esperimento ha continuato via via, fino a incrementare sempre di più la sua collezione con pezzi straordinari.

Si passa dalla riproduzione di stampe famose a ritratti di personaggi pubblici, come Obama, Mandela e tanti altri. Sua ispirazione frequente è poi certamente la Regina Elisabetta, di cui sono diventati famosi l’opera “The Queen:Made in China” ed altri suoi ritratti che hanno fatto vincere all’artista il primo premio “People’s vote” all’Open Art Exibition.

Jane-Perkins

Alla base di queste opere, aldilà del soggetto, in realtà, sta l’acuta sensibilità dell’artista nel disporre gli oggetti in relazione al loro colore, consistenza e dimensioni, ed alla sua bravura nell’organizzare ogni singolo ed anche più piccolo oggetto senza alterare la coesione dell’insieme. Come se si lavorasse sulla scala dei pixel, la percezione di questi lavori è duplice perché li si può ammirare sia a distanza per cogliere il quadro d’insieme che da vicino per identificare ogni pezzo e percepire l’evidente granulosità della superficie.

Valeria Rita Torrisi

Lascia un commento

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑