Il nuovo codice della strada: più tutela per i ciclisti


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In occasione della giornata della bicicletta organizzata per il 10 e 11 Maggio, il Sottosegretario all’Ambiente, Silvia Velo, prende la parola annunciando come il nuovo Codice della Strada, attualmente in discussione alle Commissioni Parlamentari, riconoscerà alla bicicletta un ruolo centrale nella mobilità urbana.

Nel nuovo testo, il pedone e il ciclista, non dovrebbero/dovranno essere più considerati utenti deboli, ma vulnerabili, per evidenziare il legame in termini di sicurezza con i comportamenti altrui.
Per questo si parla di ridurre i limiti di velocità nelle strade urbane dai 50 ai 30 km/h, con la previsione dell’abbassamento percentuale del tasso di mortalità degli utenti vulnerabili dal 70 al 30%.

Il nuovo Codice della strada dovrebbe rendere più semplice anche la realizzazione delle piste ciclabili, ma su questo punto occorrerà un massiccio intervento a livello amministrativo. “Abbiamo aperto un tavolo tecnico con le parti interessate, proprio con l’obiettivo di trarre insegnamento dalle migliori esperienze sviluppate a livello nazionale”, precisa Velo, “e fare partire in diversi Comuni i progetti ancora bloccati, anche se finanziati, in grado di favorire lo sviluppo delle smart city”.

Il nuovo Codice della strada punterebbe anche a integrare maggiormente l’utilizzo della bicicletta e dei mezzi pubblici, anche se trovare un “punto d’accordo” sembra difficile, dati gli anacronistici ritardi e disservizi dei nostri mezzi pubblici.
Secondo il vice presidente della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), Valerio Parigi, “si deve recuperare un ritardo cronico rispetto al resto d’Europa, perché da noi c’è lo strapotere dell’auto. Negli altri paesi in caso d’incidente l’onere della prova è inversamente proporzionale alle dimensioni del soggetto coinvolto, per tutelare gli utenti vulnerabili. In Italia se un bambino scende dal marciapiede e viene investito da un auto la colpa del bambino, nel resto della Ue la responsabilità e dell’autista.” “Siamo la pecora nera d’Europa in termini di congestione”, continua Parigi, “con una media di 60 auto ogni 100 abitanti, quando Parigi ne conta 25 e Berlino, tra le peggiori città del continente, arriva a 40”.

Nonostante la situazione “medievale” in cui viviamo, si registrano comunque segnali incoraggianti sulla crescita della mobilità ciclistica: “Mentre le federazioni del ciclismo sportivo perdono associati, anche a causa degli scandali legati al doping, negli ultimi 3-4 anni noi”, continua infatti lo stesso Parigi,”stiamo crescendo ad un tasso di circa il 10% annuo e ciò è sicuramente legato anche alla crescente diffusione della bicicletta come mezzo di trasporto”.

Ecco allora che l’impegno dovrebbe essere registrato a vari livelli: dal lato governativo e amministrativo, con un più ampio interessamento alle problematiche legislative, amministrative e di raccordo tra le varie infrastrutture, al fine di garantire un servizio efficiente e strade davvero sicure.
Dall’altro lato, dovrebbe esserci soprattutto l’impegno dei “cittadini”, di tutti i “cittadini”, a rispettare le ordinarie regole di buon senso e civiltà e soprattutto di rispettare ogni altro utente della strada, anche quando quest’ultimo stia semplicemente attraversando un incrocio o godendo di un attimo di libertà andando tranquillamente in bicicletta.

Angela Scalisi

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