La “legge elettorale europea” rinviata alla corte costituzionale


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A seguito del ricorso presentato dall’avvocato Felice Besostri (artefice anche dell’impugnativa del Porcellum), il Tribunale di Venezia ha decido di rinviare alla Corte Costituzionale la legge elettorale che regola in Italia il meccanismo delle elezioni europee. In discussione, per prima cosa, la legittimità della soglia di sbarramento del 4% prevista dal testo, ma anche la disparità di trattamento delle minoranze linguistiche, il mancato riequilibrio di genere e la deroga alla raccolta di firme di presentazione delle liste.

Oltre che a Venezia, sono stati presentati ricorsi a Roma, Napoli, Milano, Cagliari e Trieste, ma quella assunta dal Tribunale di Venezia è la prima decisione che entra nel merito della questione.

La soglia di sbarramento al 4% è stata introdotta nella legge elettorale italiana nel 2009 e, secondo i promotori del ricorso, rappresenterebbe  una “barriera” troppo alta, tale da non permettere una rappresentanza vera e reale dei cittadini.

Nell’ordinanza di rinvio emessa dal Tribunale di Venezia si legge testualmente che “l’introduzione nella legge per le elezioni europee di una soglia di sbarramento non appare sostenuta da alcuna motivazione razionale che giustifichi la limitazione della rappresentanza. Il parlamento europeo, infatti, non ha il compito di eleggere o dare la fiducia ad alcun governo dell’Unione, al quale possa fornire stabilità di indirizzo politico e continuità di azione”. 

Il ricorso ovviamente non intaccherà l’attuale tornata elettorale già fissata per il 25 maggio.

Angela Scalisi

 

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