Questo strano e “abominevole” oggetto cosmico che si trova in una lontana galassia non è una vera scoperta per gli astronomi. Esistono pochissimi altri esempi di gemellaggio tra buchi neri ma mai si era potuta osservare una tale vicinanza tra questi. Dei quattro esempi di tripli buchi neri quello riguardante la pubblicazione della rivista Nature sembra poter portare a nuove conoscenze sulla evoluzione delle galassie grandi e piccole. I ricercatori dell’Università di Città del Capo, autori dello studio, sapevano già che al centro di galassie come la nostra risiede un buco nero di strabilianti dimensioni, per tale motivo nominato super massiccio, ma la ricerca tenta di dimostrare la tesi secondo cui le grandi galassie si siano formate dalla fusione di galassie minori.
Questo ha spinto gli astronomi a scrutare le profondità dell’universo alla ricerca di coppie o tris di buchi neri ottenendo, ad oggi come risultato, che siffatte formazioni di buchi neri si possano contare sulle dita di una mano. Solo grazie ad una nuova tecnica si sono potuti analizzare i segnali radio provenienti dai gas catturati intorno ai buchi; i dettagli in questo modo visibili hanno permesso di accertare l’estrema vicinanza di due dei tre buchi neri che altrimenti sarebbero stati scambiati per un unico oggetto. L’invisibilità dei buchi neri potrebbe da oggi avere meno segreti.
Paolo Licciardello







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