La Corte Europea di giustizia ha preso una decisione ed immediatamente Google prende la palla al balzo: gli europei hanno diritto a essere dimenticati da quelli che vengono definiti “servizi di ricerca” su internet. Il più grande motore di ricerca al mondo ha messo a disposizione dei suoi milioni di utenti europei un modulo on line che consente di chiedere l’eliminazione dalle ricerche. Le cose non sono così semplici, il portavoce di Google ha già annunciato la formazione di un comitato consultivo con l’intento di trovare il giusto compromesso tra il diritto all’oblio di una persona ed il diritto all’informazione del resto degli utenti.
Precisamente la Corte Europea il 13 maggio ha sentenziato che il motore di ricerca è il responsabile del trattamento dei dati personali. Gli esperti del gigante delle informazioni dovranno, a questo punto, analizzare, lasciando nulla al caso, questi argomenti e rapportarsi costantemente col garante della privacy e tutte le altre autorità coinvolte per evitare spiacevoli inconvenienti futuri. In meno di una settimana, sono già giunte al motore di ricerca circa 12 mila richieste di rimozione; gli interessati ad unirsi a questo folto gruppo devono effettuare una identificazione, indicare da quale link si desideri essere eliminati, immettere il riferimento alla ricerca che porta al link, specificare il motivo per cui si vuole scivolare nell’oblio. I dati da fornire sono: le copie digitali di un documento di identificazione, ad esempio carta d’identità o patente, e la firma elettronica. Ogni richiesta sarà studiata dal personale Google, banditi i software in questo caso, ma non sarà garantita una scadenza temporale entro la quale il link verrà rimosso. Insomma bisognerà pazientare.
Ci chiediamo: la richiesta di cadere nell’oblio è irreversibile o possiamo gestire come vogliamo la nostra privacy?
Paolo Licciardello







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