Insegnanti di domani e mercificazione del sapere


La Scuola di Atene

Nel corso degli anni si sono susseguiti ministri, linee di pensiero e graduatorie che non hanno, però, mai portato all’esaustività auspicata. Dopo la laurea, volenti o nolenti, oggi ci si trova dinnanzi ad un mondo fatto di tasse ed esami, talvolta, fini a se stessi.

L’esperienza TFA (Tirocinio Formativo Attivo), figlia della SISSIS ormai caduta nel dimenticatoio dei “poteri forti”del sistema, è l’ennesima presa in giro per chi vorrebbe approcciarsi al mondo dell’insegnamento.

L’ultimo concorso, effettivo, per ottenere la cattedra di ruolo risale al 1999 e in quella data gli attuali neolaureati probabilmente non erano ancora neanche iscritti alle scuole medie. Sovvengono a tutti, quindi, numerosi quesiti pseudo esistenziali senza risposta alcuna. Neanche la retorica può arginare il mare di domande che spontaneamente attanagliano le menti dei (forse) futuri professori, consapevoli dell’importante ruolo che vorrebbero assumere e anche al corrente della superficialità con la quale quest’incarico viene visto al di fuori.

Chi sceglie di intraprendere la strada per diventare insegnante è consapevole che questa gli si presenterà costantemente in salita, poiché non solo la società attuale è sempre più scarna di sensibilità culturale e onestà intellettuale bensì il sistema è volutamente sempre più arzigogolato per creare, le già non poche, difficoltà.

 In vent’anni si sono triplicate le differenti tipologie di graduatorie (ad esaurimento, di merito, di istituto) e gli storici precari aiutano i neofiti a divincolarsi fra le folte e intricate realtà, o triplici fasce che dir si voglia,  del sistema scolastico, cinicamente associabile alla spiegazione della tripartizione della filosofia dello Spirito hegeliana.

Purtroppo non c’è nulla di così filosoficamente alto nell’approcciarsi a questo sistema poiché si può in maniera letterale parlare esclusivamente di mercificazione del sapere in divenire. Non c’è nulla di meritocratico nei quiz somministrati durante il TFA: c’è la fortuna di rispondere in maniera corretta perché il subdolo elemento di distrazione presente in tutte le domande non venga neanche notato, c’è l’errore a priori nella formulazione della domanda da parte dei tecnici del Ministero, c’è il caldo nelle strutture non idonee per ospitare più di mille esaminanti, c’è il ritardo con la quale la prova viene iniziata, c’è il professore che non si presenta in aula durante l’esame, c’è l’esiguo numero di posti disponibili per l’abilitazione, c’è un esoso costo per prendere parte al tirocinio formativo attivo, qualora si dovessero superare le famose tre prove.

Non resta che aspettare, categoricamente in ritardo, i risultati “non ancora pubblicati” sul sito del tfa.cineca e continuare a studiare, perché domani potrebbe palesarsi la grande svolta che tutti i docenti, di ieri e di oggi, aspettano ed uscire da questo limbo culturale fatto di agonie e redimere gli anni “grigi” della scuola. O forse no.

Alessia Aleo

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