I giovani dicono basta alle imposizioni del governo cinese e danno vita alla “Umbrella Revolution” (la rivoluzione degli ombrelli”). Dalla sera del 27 settembre, quando 78 giovani di Hong Kong sono sati arrestati dalla polizia nel corso della manifestazione contro la legge elettorale disegnata da Pechino, ogni sera la città vista dall’alto è un lungo fiume di ombrelli aperti. In migliaia, tra studenti soprattutto e anche alcuni anziani, partecipano al movimento spontaneo nato in seguito alla decisione presa dal governo di Pechino di non accettare la proposta di riforma elettorale democratica del centro finanziario asiatico. Le proteste dei manifestanti pro democrazia, che indossano maschere di fortuna e sono armati solo di ombrelli per proteggersi contro gli spray al peperoncino e i gas lacrimogeni impiegati dalle forze del’ordine, sono organizzate dal movimento locale “Occupy central”.
La polizia, in tenuta antisommossa, non è riuscita a trattare con i dimostranti e a disperderli pacificamente. Al momento la protesta sta tenendo bloccate alcune vie nel cuore finanziario della città e, anche se le autorità dichiarano che la situazione è ufficialmente sotto controllo, molte scuole e banche sono rimaste chiuse, e anche buona parte dei trasporti pubblici della zona centrale è paralizzata.
Il governo centrale cinese si è affrettato a definire le proteste come illegali. Gli scontri stanno inoltre danneggiando l’immagine di paradiso finanziario sicuro di Hong Kong, provocando in Pechino la decisione di mantenere la linea dura contro i manifestanti, al fine di ristabilire il più velocemente possibile l’ordine nella regione.
I manifestanti chiedono a gran voce che il governo centrale consenta elezioni libere con suffragio universale nel 2017: al momento la normativa prevede che i candidati alla carica di governatore di Hong Kong debbano essere selezionati da un comitato elettorale centrale nominato direttamente da Pechino. In tal modo l’autonomia elettorale della regione, richiesta e ottenuta solo come vacua promessa, è compromessa. Per i manifestanti, infatti, le ultime decisioni prese dal potere centrale sono un tradimento nei confronti di Hong Kong.
Aurora Circià








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