Arriva dal lontano Delaware la prima legge, denominata “Fiduciary Access to Digital Assets Act”, che assicura agli aventi causa del defunto l’accesso a tutti gli assetti digitali dello stesso, inclusi gli account sui social network stabilendo, in particolare, che “i parenti di persone defunte o incapaci di intendere e di volere possano avere accesso alle proprietà digitali dei loro cari, tra cui profili dei social network, account di posta elettronica e dispositivi elettronici”.
Il Delaware ha, per l’appunto, convertito in legge la proposta normativa, stilata dalla Uniform Law Commission, organizzazione no-profit il cui obiettivo è, per l’appunto, quello di proporre modelli di legge uniformi a tutte le giurisdizioni degli Stati uniti.
Dove finisce la privacy del terzo soggetto – ossia di colui che intratteneva rapporti di qualunque genere con ll’originario utente?
Ecco il nodo centrale, su cui si sono accese le prime polemiche. In prima fila lo “State Privacy and Security Coalition”, un gruppo che include varie aziende, rinomate a livello mondiale, tra cui anche rappresentanti di Google, Facebook, Yahoo.
Il direttore della “State and Privacy Coalition”, Jim Halpert, ha in particolare criticato fortemente il fatto che la legge minimizza ai minimi termini “l’invasione nella privacy” della parte terza che per qualsiasi ragione sia entrata nella sua vita in comunicazione con il defunto. Halpert, in particolare, ha sottolineato che dovrebbero essere considerate – e a questo punto protette- le informazioni altamente confidenziali scambiate tra la il defunto e suoi contatti.
Coloro che, in nome di ogni più ampia forma di digitalizzazione, difendono la nuova normativa sostenendo che con le lettere di carta c’era lo stesso problema, ricevono una risposta scontata ed evidente agli occhi di tutti: oggi la quantità di comunicazioni sensibili che passano dal digitale è aumentata esponenzialmente, non disgiunta dall’idea, sempre attuale, che solo il destinatario potrà accedere alle stesse nell’ottica di una tutela sempre reale ed efficiente della nostra privacy.
Angela Scalisi







Lascia un commento