Nuove tagli nella legge di stabilità che colpiscono i “bebè” italiani


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Come previsto da un nuovo emendamento a firma del relatore Mauro Guerra, il bonus bebè già previsto dalla Legge di Stabilità, viene legato all’indicatore Isee: 80 euro al mese per le famiglie con un indicatore fino a 25mila euro all’anno, raddoppiato se l’indicatore si ferma sotto settemila euro.

Il bonus bebè è, in pratica, una prestazione a sostegno della genitorialità introdotto già con la  Riforma Fornero, che prevede la concessione di un bonus economico alle famiglie allo scopo di pagare servizi di baby sitter e asili nido, prevenendo come contropartita la rinuncia della madre, sia essa lavoratrice dipendente che autonoma, al congedo parentale, cioè all’astensione dal lavoro dopo il periodo di maternità obbligatoria.

Il testo del ddl di Stabilità stabiliva inizialmente che avrebbero avuto diritto al bonus (dietro richiesta da presentare personalmente all’Inps) solo i nuclei con figli nati tra l’1 gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017 e con entrate complessive inferiori a 90mila euro l’anno, pari a un Isee di circa 36mila euro, che inizialmente però non era citato come criterio da prendere in considerazione. 

In pratica, il bonus bebé destinato ai genitori di ogni bambino nato o adottato nell’intervallo di tempo che va dal 1°gennaio 2015 al 31 dicembre 2017, siano essi di nazionalità italiana o cittadini di Stati membri dell’UE, con estensione anche ai cittadini extracomunitari in possesso di permesso di soggiorno, residenti entro i confini italiani, sarà oggi soggetto a limiti reddituali più ristretti.

Ciò che scompare è, infatti, il tetto dei 90mila euro di reddito annuo sostituito, tramite l’emendamento, dal parametro Isee.

Una marcia indietro “al risparmio”, dunque, che incide a dismisura sul numero delle famiglie che potranno accedere al bonus.

Angela Scalisi

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