Mentre il governo sta meditando di cancellare le graduatorie d’istituto, la Corte Europa si pronuncia finalmente sul rinvio pregiudiziale del Tribunale di Napoli in merito al seguente quesito: «se la normativa italiana sia conforme all’accordo quadro dell’Ue sul lavoro a tempo determinato».
La questione è stata sollevata dall’Anief che ha patrocinato diversi ricorsi al giudice del lavoro per l’applicazione della direttiva europea sul divieto di abuso dei contratti a tempo determinato nella scuola. In particolare i lavoratori che hanno presentato ricorso, sono precari assunti in istituti pubblici come docenti e collaboratori amministrativi in base a contratti di lavoro a tempo determinato stipulati in successione. Gli stessi hanno lavorato durante periodi differenti, ma non sono mai state impiegati per meno di 45 mesi nell’arco di un periodo di 5 anni.
Secondo la Corte con la nostra normativa nazionale che autorizza, in attesa dell’assunzione del personale di ruolo, il rinnovo dei posti vacanti e disponibili, senza indicare tempi certi ed escludendo possibilità di ottenere il risarcimento danno contrasta con la direttiva comunitaria.
In pratica, secondo la Corte, non esistono criteri «oggettivi e trasparenti» per giustificare la mancata assunzione del personale con oltre 36 mesi di servizio, né l’Italia ha fatto niente per impedire il ricorso abusivo al rinnovo dei contratti. La normativa italiana non prevede alcuna misura che possa prevenire il ricorso abusivo ad una successione di contratti di lavoro a tempo determinato e «non contempla neanche altre misure dirette a prevenire e a sanzionare il ricorso abusivo a tali contratti».
«La normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola – si legge ancora nella sentenza – è contraria al diritto dell’Unione. Il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato».
Spetterà ora ai Nostri Giudici Nazionali risolvere le singole causa individuali conformemente alla decisione della Corte europea, per cui i lavoratori – precari dovranno rivolgersi ai Tribunali nazionali competenti e chiedere di essere assunti.
Non ancora chiara però la platea degli aventi diritto, in quanto i sindacati, che hanno già colto la palla in balzo, lanciano numeri sostenendo che secondo le prime stime sindacali, i soggetti che potranno beneficiare della sentenza varieranno da 100mila e 140mila.
Angela Scalisi







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