Il cambiamento in atto non è da poco e in molti si chiedono perché, in anni in cui ad ogni singolo cittadino viene chiesto giustamente di effettuare una rigorosa ed ordinata raccolta differenziata dei rifiuti, questo provvedimento sia giunto solo adesso. Il polistirolo non sarà più il materiale da costruzione delle cassette usate per il pescato.
Si pensi che ogni anno sono 10 i milioni di cassette di ogni misura prodotte i polistirene che dopo essere usate per il mercato ittico vengono smaltite come rifiuto indifferenziato con elevato impatto ambientale ed economico. Dopo aver vagliato 180 innovative e differenti proposte per lo stoccaggio del pesce è stato deciso di utilizzare delle bioplastiche prodotte da una cooperativa di San Benedetto del Tronto (Marche). La Polypla, così è stato nominato il materiale formato da plastiche biodegradabili, sarà presentata durante la BioEnergy Italy, presso CremonaFiere dal 25 al 27 febbraio.
La scintilla che ha permesso l’incendiarsi della corsa al materiale più idoneo è stato un Fondo europeo per la pesca risalente al 2007-2013; l’obiettivo, come già premesso, era quello di trovare alternative più che valide al polistirolo nella filiera di produzione dei contenitori per lo stoccaggio ed il trasporto ittico. La Polypla, vincitrice, se così possiamo dire, della gara è interamente plasmata con materie prime naturali e soprattutto biodegradabili. Come affermato da Marco Benedetti, ricercatore dei prodotti per la Green Evolution, i vantaggi derivanti dall’uso dei polimeri sono molteplici anche a discapito dei costi che, come si può immaginare, al momento raddoppiano il valore di una cassetta per il pesce. Malgrado ciò se, facendo un passo avanti, si considera il risparmio sul trasporto in discarica e sullo smaltimento, il maggior costo di produzione viene coperto sfruttando la principale caratteristica di riutilizzabilità di cui godono le cassette in Polypla.
Paolo Licciardello







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