L’Italia senza Presidente è il simbolo metaforico dello stato di mestizia in cui gli italiani si trovano.
Sono, difatti, iniziati ieri i dodici giorni per creare una rete di confronti diretti fra tutti gli esponenti politici, attraverso consultazioni e confronti diretti.
Il 29 gennaio, poche ore prima che si inizi a votare, il Premier Matteo Renzi consegnerà all’assemblea dei grandi elettori del Pd il nome su cui avrà deciso di puntare per il Quirinale. E a quel punto, avverte il segretario-premier, “se qualcuno si chiama fuori faremo senza di lui”. Nessuno è escluso in partenza, neanche membri del Movimento 5 Stelle. L’iter per eleggere il successore di Giorgio Napolitano, sembra giocare in vantaggio del Pd, palesando in maniera più che nitida le linee guida che si intendono seguire.
Clausola importante per non mettere in Stand By l’intero Paese è che nei prossimi giorni il Parlamento non si deve “bloccare”: la riforma costituzionale e la legge elettorale vanno approvate prima che si aprano le danze per il Colle.
Il Presidente del Consiglio non concede la sospensione richiesta dall’opposizione e da Forza Italia: “La loro casa è la paura, il loro alleato lo status quo, il loro sogno la palude”, dichiara, arrivando a bollare Renato Brunetta come “il re dei fannulloni”. E non concede alla minoranza Pd nessuna apertura sulla modifica del meccanismo dei capilista nell’Italicum, sostenendo che “non sono bloccati”. Un atteggiamento che, denunciano i bersaniani, rischia di portare a una “drammatica spaccatura del Pd al Senato” e di certo non aiuta a rasserenare il clima tra i grandi elettori.
“Nel cammino che porterà alle elezioni del 2018 – spiega Renzi – questo mese di gennaio 2015 è decisivo”.
[fonte dichiarazioni Ansa]
Alessia Aleo







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