Mi piaccio, mi piaci!


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No non mi riferisco alla fase di innamoramento tra due anime affini, ma a una posizione esistenziale sana che non solo induce a un comportamento assertivo, ma che conduce anche a uno stato di benessere e armonia con sé stessi e con gli altri. A tal proposito ad illuminarci è l’opera di Thomas Harris: “Io sono ok, tu sei ok”. L’autore disserta su quattro posizioni “di vita” possibili che caratterizzano ogni persona e che la conducono a una serie di atteggiamenti che influenzano tutta la sua esistenza, i suoi pensieri, le sue parole, i suoi gesti, le sue scelte…

Cominciamo dalla più pericolosa, secondo me:

IO SONO OK, TU NON SEI OK.

Basta pensare ai dittatori del passato e purtroppo del presente. Avete mai riflettuto sulle possibili dinamiche psicologiche di questi soggetti?

La persona che vive questa condizione esistenziale non è per nulla facile da trattare, spesso è diffidente, rifiuta ogni forma di collaborazione e cooperazione, invalida ogni consiglio o suggerimento altrui e il suo obiettivo è sempre quello di convalidare la propria condizione, quindi confermare la propria superiorità e disconfermare l’altro con le sue idee.

L’altro è solo un poveretto bisognoso d’aiuto…magari del suo!

È una posizione aggressiva e tende a mettere in atto una relazione carnefice-vittima; l’emozione predominante è la rabbia.

IO NON SONO OK, TU SEI OK

Io sono un fallimento! Tutti intorno a me invece vanno bene!

Beh neppure questa posizione esistenziale promette nulla di buono.

Mi fa proprio pensare alla vittima, a chi recita il copione dello “sfigato”, per la serie “capitano tutte a me”. Accade spesso che queste persone chiedano aiuto, ma poi, per confermare la loro condizione di falliti, si rendono conto che a nulla serve e che non c’è speranza alcuna per migliorarsi.

L’emozione predominante è la paura.

IO NON SONO OK, TU NON SEI OK

Pessimisti cronici. Non vado bene, non vai bene, visione totalmente negativa della vita. Aspiranti depressi e infelici cronici.

Tutto è rivolto verso la distruzione…l’emozione predominante è la tristezza.

IO SONO OK, TU SEI OK

Questa si commenta da sola…Equilibrio, benessere, autostima, altruismo, pensiero positivo, voglia di costruire insieme all’altro. Tutto è possibile in me, in noi, intorno a noi… Collaborazione e cooperazione le parole d’ordine. Ognuno ha il proprio compito, i ruoli sono ben definiti, tutti valgono con i propri talenti e le proprie fragilità. Tutti per uno, uno per tutti…Insomma ciascuno sa il fatto suo, prevalgono fiducia in se stessi e nell’altro.

L’emozione dominante qui è la gioia!

Se vi siete riconosciuti nell’ultima condizione esistenziale ne sono davvero felice. Se, ahimè, invece, avete visto qualche analogia tra voi e una delle prime tre vi auguro buon lavoro…

Da dove si comincia? Sempre dai bambini…

La prima cosa che un bimbo, già nei primi anni, decide, confrontandosi con gli adulti, è quale delle quattro posizioni esistenziali ricoprirà nella vita. Tutto dipende dagli adulti di riferimento: genitori e insegnanti soprattutto.

Un bambino amato, apprezzato, incoraggiato, che vive esperienze di gruppo finalizzate alla cooperazione, alla collaborazione e alla valorizzazione di ognuno certamente si sentirà ok e vedrà l’altro nello stesso modo. Al contrario, un bambino al quale si faranno notare solo i suoi fallimenti e le sue debolezze, privandolo di qualunque gratificazione e incoraggiamento, deciderà che la condizione esistenziale adatta a lui é: io non sono ok, mentre voi lo siete.

E quando ci troviamo dinanzi a bambini prodigio? Bravissimi a scuola, eccellenti nello sport, leader nella vita di gruppo? Nella mia esperienza di insegnante ne ho incontrati tantissimi ed è una grande gioia quando tali talenti si mettono anche a disposizione dei compagni, si vivono con umiltà e servizio verso l’altro. Anche questo dipende dagli adulti di riferimento, se vogliamo che la condizione esistenziale sia IO SONO OK, TU SEI OK e non diventi IO SONO OK, TU NON SEI OK, il contesto educativo gioca un ruolo fondamentale.

Immaginate che responsabilità abbiamo noi maestre e maestri…a noi il difficile, ma meraviglioso compito, di leggere queste posizioni nei nostri alunni, portarli a comprenderle e consapevolizzarle e, necessariamente, guidarli a stare bene con se stessi e con gli altri.

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Si chiamano “posizioni di vita” proprio perché sono degli stati emotivi che si acquisiscono nell’infanzia e che ci accompagnano per tutta l’esistenza. Ma non sono situazioni immutabili, nulla è immutabile… lavorando su di sé, è possibile recuperare quell’equilibrio e quella centratura che ci fanno sentire a nostro agio con il prossimo e, soprattutto, con noi stessi.

Giusi Lo Bianco

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