Di Alessia Aleo
È trascorso un anno esatto da quando Matteo Renzi ha prestato giuramento, succedendo al Governo Letta, dimissionario dal 14 febbraio.
Il 22 febbraio, indica il momento in cui ci si trova a fare il punto della situazione: 12 mesi all’insegna di annunci, promesse, forzature, pressioni, strappi, hashtag, gufi, sciacalli e sorci verdi.
12 mesi di polemiche infuocate ma anche di successi personali, come il 40% ottenuto alle elezioni europee dal suo partito o la elezione di Sergio Mattarella al Quirinale; mesi in cui due riforme come quella elettorale e quella costituzionale sono quasi giunte alla fase finale.
Il 22 febbraio è la data perfetta per editare l’intervista a Vincenzo Pistorio autore del libro “#VedraiVedrai – illusioni, sogni e promesse di Matteo Renzi”.
- Questa non è la tua prima esperienza in veste di scrittore, la tua prima opera “Tre anni in volo sopra lo stivale” è un saggio personale figlio legittimo del tuo blog, mentre questa tua ultima opera “#vedraivedrai” è una riflessione critica sul governo Renzi. Da dove nasce la necessità di parlare dell’attuale Premier e delle vicende a lui strettamente correlate?
Se mi fosse piaciuto cucinare – e se ne fossi stato capace soprattutto! – il mio sarebbe stato uno dei tanti food blog che vanno di moda! Il problema è che mi piace la Politica e il Giornalismo: nasce così il libro “#vedraivedrai”, cercando un terreno meno immediato e impulsivo di quanto si possa scrivere in un post su un blog. Il primo libro invece veniva fuori completamente in un altro contesto: tre anni prima, durante un intenso periodo di pendolarismo aereo fra Catania e Roma avevo cominciato a tenere un diario. Nacque così il blog “Trentamila Piedi sopra lo Stivale”: il nome infatti richiamava all’altitudine alla quale mi trovavo ogni settimana, solo con i miei pensieri e le mie idee, “sconnesso” dal mondo per quei 55 minuti di volo. “#vedraivedrai” invece ha preso certamente spunto da alcuni post ma poi ho cercato di analizzare questo “tornado” che si è abbattuto sulla nostra scienza politica, il suo rapporto con l’elettorato, con i media, con i riti del governo. Matteo Renzi è la novità politicamente e mediaticamente più importante dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994: più che necessità parlerei quindi di inevitabilità per chi si vuole occupare di Politica e di Informazione di dover scrivere dell’attuale Presidente del Consiglio.
- Come vedi, analiticamente, la prospettiva futura dell’Italia?
Dipende da cosa l’Italia, e il suo Governo, immaginano per il proprio futuro. Finora abbiamo visto un Paese intento a navigare a vista, cercando di tamponare le falle che si presentano sui bilanci pubblici, coprendo con una toppa i buchi spesso per non perdere consenso elettorale. Ciò che manca al nostro Paese è una vision e il governo – vuoi per le difficoltà di tenere in piedi una coalizione eterogenea, vuoi per la situazione debitoria che non accenna a diminuire – non sta disegnando nessuna politica industriale per l’Italia. Ci vorrebbe un indirizzo serio e profondo di “ricostruzione” dopo la “rottamazione”!
- Riuscirà il giovane Matteo Renzi a mantenere tutte le promesse fatte agli italiani?
Il problema è che Renzi sta promettendo troppo e ovviamente fatica a mantenere gli impegni presi. Per il momento abbiamo visto poco: certo i famosi 80 euro, che peraltro servivano a vincere le elezioni europee e che hanno sicuramente costituito un’inversione di tendenza nella vessazione fiscale della società italiana (diamo atto al Governo di aver restituito soldi ai lavoratori dipendenti) ma che in termini macroeconomici sono stati un buco nell’acqua, sprecando dieci miliardi di euro. In un anno, a parte il balletto sulle riforme costituzionali ed elettorali che ha tenuto banco nel dibattito politico, l’unica vera riforma che ha fatto l’esecutivo e la maggioranza guidata da Renzi è quella del lavoro e peraltro non in linea nemmeno con le promesse fatte agli italiani in occasione delle primarie per la segreteria del Partito Democratico che gli ha aperto l’autostrada verso Palazzo Chigi!
- Quali sono le pecche dei cittadini italiani?
Il guaio peggiore degli italiani è non hanno memoria, vivono in una sorta di “presente” continuo, senza ricordare disastri e problemi del passato e purtroppo nemmeno immaginando a costruire un futuro di dignità per le future generazioni.
- Quanto influenzano oggigiorno i social nelle scelte partitiche, nella pseudo informazione e nella semplice quotidianità?
All’apparenza molto. In realtà credo nulla. Partiti e Movimenti danno l’illusione ai cittadini di renderli partecipi delle loro scelte, di dialogare con loro, di essere parte del processo decisionale attraverso questionari sulla scuola, lo scambio di tweet, i commenti su un post. In realtà è quasi praticamente impossibile: Matteo Renzi ha oltre un milione di follower, il Presidente americano almeno dieci se non venti volte tanto, non è certamente pensabile che la comunicazione fra leader e follower sia paritetica. I social potrebbero essere un’occasione di costruzione dal basso, da parte di noi utilizzatori di questi strumenti: invece spesso osserviamo che servono alla condivisione di banalità o all’inondazione di indignazione fine a se stessa. Raramente la si utilizza per rendersi attivi di un processo, per generare condivisione di informazione, per passaparola, per aiutare il prossimo: è un grande gioco. In questo mondo la stampa – salvo rarissime eccezioni – è intontita: spesso vediamo account ufficiali di testate giornalistiche ritwittare il cinguettio di Matteo Renzi anziché discuterlo, analizzarlo, stroncarlo se necessario. Insomma l’informazione nel mondo dei social non mi sembra abbia capito come esercitare il proprio potere di controllo sul Governo: subisce invece la narrazione che lo straordinario staff del premier da un lato o la Casaleggio per Grillo dall’altro ci forniscono ogni giorno.
- Capitolo Jobs Act valorizzazione del lavoratore o implosione del diritto al lavoro?
Sul Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro, la penso come Stefano Fassina, ex responsabile economico del PD nella segreteria Bersani e vice ministro nel Governo Letta: “non potendo svalutare la moneta per competere stiamo svalutando il lavoro”. Credo abbia ragione, soprattutto perché in questa riforma, che anziché estendere diritti verso l’alto li livella verso il basso, manca tutta una componente a favore del mondo dei lavoratori che in un paese come la Germania hanno invece realizzato, a partire dalla cogestione delle imprese. Non sono talebano sull’articolo 18 e anzi io preferirei un congruo indennizzo anziché rimanere a lavorare presso un datore di lavoro che ha violato la legge pur di licenziarmi. Ma siamo in Italia e noi spesso abbiamo a che fare con “padroni” e non con “imprenditori”. Da libero pensatore di sinistra sono convinto che il lavoro per un individuo abbia anche una componente di dignità oltre al brutale salario e che non tutto è “comprabile”. Ma noi viviamo l’epoca successiva all’avvento in politica di Berlusconi, un’era nella quale l’elettore, il cittadino, è stato trasformato in consumatore, rendendo ogni cosa una merce monetizzabile e acquistabile.
- Passaggio di testimone da Napolitano a Mattarella, il nuovo Presidente riuscirà a godere delle simpatie del “cinico italiano”?
Il Presidente è un grande italiano e alcuni gesti, dall’aereo di linea all’apertura del Quirinale alle visite giornaliere, sono sicuramente una strizzatina d’occhio al popolo. Sono rimasto perplesso sulla scelta del Segretario Generale: non trovo infatti educativo affermare che il massimo ruolo amministrativo della Presidenza della Repubblica sia svolto senza compenso. Il lavoro va sempre retribuito e se il prescelto, Ugo Zampetti, già percepisce una grande pensione magari si poteva scegliere qualcun altro. Sono comunque fiducioso: sono certo che Sergio Mattarella comprenda benissimo che gli italiani vogliono una presidenza che sia di esempio per una classe politica molto “discola” che rappresenta comunque una società sempre più incattivita.
- Incipit disegnato da Stefania Porcelli, ospite con i suoi racconti all’interno del blog, quale è stata la sua prima reazione post lettura?
So che il libro le è molto piaciuto, anche per la scelta del racconto di un viaggio attraverso gli hashtag: Stefania è uno di quei cervelli che il mondo universitario italiano ha lasciato andare via e il fatto che non solo abbia scritto la prefazione ma che abbia apprezzato il testo mi inorgoglisce. So che ne ha parlato in America anche con alcuni amici che operano nella comunicazione e anche loro si sono mostrati molto interessati. È sicuramente un motivo di grande soddisfazione.
- Pistorio è anche un appassionato di fotografia. Inevitabile ricordare i suoi libri fotografici: Across the pond, Londinium e Fin del mundo. Domanda filosoficamente semplice: preferisce le immagini o le parole?
Classica domanda da un milione di dollari! Credo sia come quando a un bimbo piccolo chiedono “vuoi più bene alla mamma o al papà?”: quando lo domandavano a me io rimanevo stranito, spiazzato, turbato da una di quelle domande che – come noto – non andrebbe mai fatta a un bambino. Da adulto posso dire che sono cose totalmente diverse ma nello stesso tempo completamente “intersecanti”. Amo raccontare per immagini storie e adoro i reportage del National Geographic, la loro attenzione e il loro immenso talento nel disegnare con la luce (questo significa fotografia, “disegnare con la luce”!). Dall’altro lato l’utilizzo del mezzo scritto, del costrutto verbale, della parola aiuta lì dove un’immagine a volte non può arrivare, a esempio lasciando scorrere la propria fantasia e immaginazione. Sono una frana con un pennello in mano per cui solo attraverso l’obiettivo della fotocamera e la tastiera riesco a “disegnare” i miei progetti creativi.
- Dove è possibile acquistare i tuoi libri e quali sono i tuoi contatti?
Per questi progetti editoriali ho scelto il self publishing: ho trovato un “editore”, Youcanprint.it, straordinario in termini di customer care, merce rarissima nel nostro Paese dove l’attenzione al cliente spesso latita proprio per la scarsa formazione degli operatori dei contact center. Loro invece sono molto in gamba e distribuiscono i libri da loro stampati su circa duemila librerie fisiche oltre naturalmente tutti i vari store nazionali e internazionali, sia per la versione cartacea che per quella digitale. Per contattare me invece basta andare sul sito www.vincenzopistorio.com oppure sul blog www.trentamilapiedisopralostivale.com: lì ci sono tutte le informazioni, sia per acquistare il libro (c’è una pagina dedicata con tutti i collegamenti ai vari negozi) sia per mettersi in contatto con me. E poi naturalmente sono su tutti i principali social network, da Facebook a Twitter, e da qualche anno sto sperimentando con molto piacere Instagram, che utilizzo più per accompagnare in corso d’opera i reportage fotografici. Mi piace molto infatti narrare attraverso immagini “normali”, scattate con un normalissimo smartphone, ciò che vediamo e incontriamo nei nostri viaggi. Che poi è la stessa idea che Filippo Sensi (aka @nomfup), il capo ufficio stampa di Renzi, ha messo in atto da un anno: raccontare attraverso fotografie normali, una sorta di street photography semplificata.







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