Ogni anno la Festa di Primavera indiana è un’esplosione, non metaforica, di colori.
Holi è una festa che affascina e piace anche agli occidentali, in particolare per il trionfo delle pulviscoli colorati –gulal – che derivano dalla tradizione religiosa indiana che voleva il Dio Krishna, l’Essere Supremo, sbiancarsi il viso in omaggio della consorte Radha, che rappresentala la totale devozione per Dio e l’abbandono incondizionato a Lui .
I festeggiamenti sono in corso già da qualche giorno e per le vie della città orientali si ha la possibilità di respirare un clima sereno e gioioso; psicologicamente il colore vivace è associato alla vita e a tutte le connotazioni positive ad essa legate, al di là delle strette connessione spirituali che queste popolazioni offrono alla manifestazione. La sfrenata euforia, contagia anche l’Europa, infatti Holi nel corso degli anni ha influenzato numerose manifestazioni giovanili occiendali, un effetto di grande seduzione su chi guarda e una certa voglia di partecipare all’evento. L’emulazione è ormai prossima.
Il primo giorno dopo la luna piena segna l’avvento della festa “Holi” tinteggiando India, Bangladesh, Nepal e Pakistan, con riti e usanze che ricordano le storie più affascinanti della mitologia indù e cercando di regalare la gioia anche alle donne e ai bambini, fin troppo spesso reclusi nelle tenebre della quotidianità di cui sono protagonisti, dove la brutalità della prepotenza non ha colore e non porta felicità.
Alessia Aleo







Lascia un commento