“La bellezza salverà il mondo” scrisse Dostoevskij nell’Idiota
Potrei continuare a citare aforismi sulla bellezza, ma non basterebbero a riempire libri interi.
Tra professione e passione ho letto innumerevoli testi di innumerevoli pedagogie, ma, quando mi è capitato tra le mani un progetto che dissertava sulla “pedagogia del desiderio”, questa è diventata il centro assoluto dei miei interessi.
Mi riferisco a Cesare de Florio La Rocca, giurista e teologo fiorentino con il pallino dell’educazione e con un’ incrollabile convinzione “nulla è impossibile e nessuno è irrecuperabile”, che ha lavorato per decenni in Brasile per il recupero dei “meninos de rua” (i bambini di strada) col progetto Axè.
Il Projeto Axe’, il cui nome nella spiritualità della cultura Candomblè di Bahia indica “l’energia che permette a tutte le cose di esistere”, fonda la sua azione su due elementi: la pedagogia del desiderio, e l’arteducazione. Si insegna ai bambini a desiderare, a sognare: per chi non ha niente, per gli esclusi, è un passo essenziale, i bambini scoprono la bellezza, l’arte, le cose cui pensavano di non aver diritto.
Lo strumento fondamentale di questo progetto è quindi l’educazione estetica, in quanto vede l’arte e la cultura al servizio dell’educazione: “è impossibile educare senza estetica, senza bellezza, senza arte”, questo il pensiero/sorgente di La Rocca secondo il quale l’arte e la sensibilizzazione al bello rappresentano il veicolo della speranza in una situazione disperata.
Trovo le sue idee davvero rivoluzionarie.
L’arte in questo progetto non è assunta solo come oggetto di studio, ma soprattutto come strumento per educare, perché esercita la sensibilità, fa affiorare sentimenti, soggettività, amplia il repertorio sensoriale oltre a lavorare sulla razionalità e precisione tecnica. L’arte restituisce ai bambini qualcosa di cui sono stati privati a causa della disperata condizione in cui sono nati. Ecco che così nasce la “pedagogia del desiderio”, per restituire dignità, stimolando il desiderio e il sogno in bambini che avevano perso la dolcezza e la voglia di vivere.
L’educazione all’arte è il più utile supporto alla pedagogia del desiderio.
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