Via libera del Senato al disegno di legge sul divorzio breve ormai “in caldo” dal lontano 2003. Il provvedimento è stato approvato con 228 voti favorevoli, 11 contrari e 11 astenuti, ma solo dopo lo stralcio della norma sul divorzio – lampo; norma molto dibattuta e che aveva, per l’appunto, spaccato la maggioranza, prevedendo il cosiddetto divorzio diretto, ossia eliminando la necessità di passare il filtro del giudizio di separazione.
In breve, se arriverà il sì della Camera e se il testo, come partorito oggi dal Senato, non subirà nuove modifiche, occorreranno solo sei mesi dalla omologazione della separazione consensuale o un anno in caso di separazione giudiziale per ottenere il “tanto sudato”divorzio, con un notevolissimo restringimento dei tempi giudiziari e burocratici oggi “bloccati” a tre anni.
Novità introdotte anche per quanto riguarda il lato economico della vicenda, in quanto si prevede che il regime della comunione legale verrà meno nel momento in cui il giudice autorizzerà i coniugi a vivere separati, ossia già al momento della prima udienza presidenziale.
Ovviamente la “deriva” della norma che prevedeva il divorzio immediato, lascia qualche dubbio sulla forza innovativa della nuova legge, anche alla luce di un dato fattuale ineluttabile: l’’Italia rimane ancora nella lista degli ormai “pochissimi” paesi in cui i tempi di attesa tra separazione e divorzio sono “infiniti”. Tuttavia come sempre ci sono degli “scogli” politici o forse dei tabù, derivanti anche dal retaggio storico e religioso del Bel Paese, che non possono essere superati senza rinunciare a quelle innovazioni che, al contrario, sono richieste a gran voce dalla nuova realtà sociale ed economica di una società sempre in perenne agitazione e movimento: questa volta al patibolo del conformismo è andato la norma sul divorzio lampo.
Angela Scalisi







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