Aumenta ancora dal 2016 l’età per andare in pensione, perché proprio dal primo gennaio 2016 bisognerà aspettare quattro mesi in più. Questo il risultato dell’adeguamento dei requisiti previdenziali all’aspettativa media di vita introdotto da una legge del 2010, la quale originariamente aveva previsto che l’adeguamento avesse cadenza triennale; adeguamento che la riforma Fornero ha ancor di più accelerato, disponendo che dal 2019 l’aggiornamento avvenga ogni due anni.
In poche parole nel triennio 2016/2018 gli uomini andranno in pensione di vecchiaia a 66 anni e sette mesi. Differenziata l’età fissata per le donne, in quanto la stessa soglia servirà per le lavoratrici dipendenti del pubblico impiego, mentre per quelle del settore privato è stato previsto un aumento da 63 anni e 9 mesi a 65 anni e 7 mesi. Discorso analogo per le lavoratrici autonome che passeranno dagli attuali 64 anni e 9 mesi a 66 anni e un mese.
Aumenta di 4 mesi anche il massimo di età fino al quale il lavoratore dipendente può chiedere di restare in servizio: dal 2016 sarà di 70 anni e sette mesi. I “nuovi”quattro mesi saranno richiesti anche per accedere alla pensione di vecchiaia prevista per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995 con passaggio da 63anni e 3 mesi a 63 anni e 7 mesi. Per la pensione anticipata rispetto all’età di vecchiaia, dal 2016, la stessa si potrà percepire con 42 anni e 10 mesi se si è uomini, con 41 anni e 10 mesi se si è donne. In ogni caso sono sempre richiesti almeno 20 anni di contributi.
Le nuove “soglie” vengono diffuse dall’Inps, che con una propria circolare chiarisce quanto disposto dal decreto interministeriale dei ministeri del Lavoro e dell’Economia emanato a fine 2014, decreto emanato sulla base dei calcoli Istat e che ha per l’appunto fissato l’aumento legandolo all’incremento della “speranza di vita media”.
Questo meccanismo servirebbe, secondo la ratio del legislatore, a rafforzare la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico: più si allunga la durata della vita, più tardi si va in pensione.
Sulla base delle prime stime elaborate dalla Ragioneria generale dello Stato, l’età per la pensione di vecchiaia salirà progressivamente fino a 70 anni nel 2050, anno in cui gli anni di contributi necessari per accedere alla pensione anticipata saranno arrivati a 46 anni e 3 mesi.
Non vi è chi non vede come tali nuovi parametri aumentino lo scarto, evidentissimo, nel cambio generazionale che ormai sembra un miraggio in un sistema in cui al cd. allungamento della vita corrisponde una perdita di capacità di rendersi autonomi dal proprio originario nucleo familiare.
Angela Scalisi







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