Siamo tutti peccatori. Questa consapevolezza, innata o acquisita, non è di tutti però. Giudicare in maniera saccente e incondizionata è una prerogativa che si annovera dalla notte dei tempi, quella stessa notte in cui nasceva Gesù, il figlio di Dio, morto per i peccati degli altri.
L’amore inteso come sentimento universale è uno dei temi principali sviluppati nel film documentario di Maria Arena e Josella Porto ed uscendo dalla sala non si rimane incolumi al grande potere della “riflessione emozionale” che riesce a suscitare in maniera individuale.
“Gesù è morto per i peccati degli altri” è un nitido fotogramma del quartiere San Berillo, raccontato da chi ci abita e lo vive quotidianamente: Franchina, Meri, Marcella, Wonder, Santo, Alessia e Totino, ultime sacerdotesse dell’amore cortigiano. Un racconto corale fatto dinnanzi alle porte delle vie di un quartiere all’apparenza morto. Le finestre murate, il silenzio e le speranze di chi l’amore l’ha cercato in altra forma, non canonica, rivestito di nuova morale, dopo esser stato ripudiato, oltraggiato “semplicemente” perché non accettato.
Acerbe pennellate di una società a volte fin troppo cattiva.
“La prima discriminazione, la più dolorosa e inconcepibile, che noi omosessuali subiamo, viene perpetrata dalla famiglia. Dal momento in cui un ragazzo scopre la sua omosessualità e ha atteggiamenti effeminati, i genitori non trovano altra soluzione che cacciarlo via di casa per non dover sopportare le male lingue o semplicemente perché non si hanno le risorse per affrontare il problema.” (Franchina, Francesco Grasso, Davanti alla porta – testimonianze di vita quotidiana nel quartiere catanese di San Berillo)
I dialoghi crudi, tratti dalla quotidianità delle prostitute di San Berillo, sono l’esautorazione dell’odierna società, dove rivendicano i loro diritti, presentano la loro sfera più intima, i loro diari e le loro famiglie.
Incipit del documentario: “Pustola infetta/ corpo estraneo/ bubbone maligno…Boom Boom Boom/ come un bombardamento/ un grande esperimento/ di trasferimento/ di massa/ di trentamila cittadini e passa/ dal centro della città alla periferia/ come si fa in democrazia/…”
Explicit fuori sala: la delicata coscienza del coraggio di mettersi a nudo da parte di queste protagoniste, religiose e non differenti da noi. Riflessioni a voce alta: si può esportare il peccato? Non siamo forse tutti ipocriti e peccatori?
“Gesù è morto per i peccati degli altri” sarà nuovamente proiettato a Catania l’1, 2 e 3 Aprile, presso King Multisala Cinestudio, in Via De Curtis 14, ma se avete il piacere potete guardarlo anche a casa, poiché già disponibile in streaming VOD (Video in Demand, ossia direttamente sul proprio pc) all’indirizzo vimeo.com/ondemand/gesu
Alessia Aleo







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