L’educazione è l’arma della pace‏


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La necessità di un’educazione alla pace è viva soprattutto nelle scuole e fa riferimento a due emergenze educative: l’educazione all’accettazione delle culture “altre” presenti sul nostro territorio e l’educazione alla convivenza democratica.

Le massicce ondate migratorie che hanno portato nel nostro territorio un numero enorme e sempre crescente di extracomunitari hanno posto la necessità di pensare ad una formazione che riguardi non solo l’immigrato, al quale va garantito il diritto allo studio, ma anche il Paese ospitante, i cui abitanti siano così in grado di pensare alle differenze come ad un patrimonio in grado di arricchire la formazione, sotto l’aspetto sia culturale sia umano di ciascuno.
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Al contrario, si assiste sempre più ad atteggiamenti di chiusura e intolleranza, di intransigenza e di pregiudizio nei confronti degli stranieri e dei “gruppi esterni” che, non solo vivono il dramma di dover lasciare le loro case per avere una possibilità di sopravvivenza, non solo devono affrontare viaggi disumani e atroci, ma si trovano anche a vivere una condizione di “doppia esclusione” determinata dall’atteggiamento negativo di diffidenza assunto dal Paese ospitante.
E’ proprio a partire dalla formazione scolastica che bisogna educare all’accettazione, al rispetto, alla valorizzazione delle diversità. Educare alla pace oggi significa educare a un pensiero interculturale, cioè abituare il soggetto ad uscire da una rigida gerarchizzazione della cultura e offrirgli la possibilità di pensare al plurale.
“Educare a un’identità plurale” significa mettere in discussione l’identità soggettiva come valore assoluto, acquisito una volta per sempre, identità che può essere minata dal confronto con il “diverso”.
Il “diverso” deve diventare  un’inestimabile fonte di ricchezza che offre la possibilità di arricchire la propria cultura di elementi nuovi e significativi.
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In tal modo l’educazione alla pace si concretizza nell’educazione alla convivenza democratica, perché vuol dire anche educare all’uguaglianza, alla giustizia, al cambiamento, alla solidarietà. 
La capacità di relazionarsi positivamente all’interno di un gruppo significa  porre le basi per insegnare a gestire anche le rivalità tra i popoli.
Parlare di pace vuol dire incoraggiare l’interazione tra popoli e tra soggetti appartenenti a culture ed etnie diverse e cercare di realizzare un’interazione democratica.
Si tratta di formare cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri, aperti al confronto e capaci di creare una struttura democratica ad alta partecipazione.
La scuola, buona, deve essere una palestra di democrazia.

Giusi Lo Bianco

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