Italicum: una nuova legge elettorale


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Il 4 maggio la Camera dei Deputati ha approvato, con 334 voti favorevoli e 61 contrari, la nuova legge elettorale, il c.d. Italicum, già proposta nel gennaio del 2014 dal Partito Democratico su iniziativa dell’allora segretario Matteo Renzi.

La necessità di una nuova legge elettorale, evidentissima se si ripensa alle ultime tre elezioni, si è resa manifesta dopo che, lo scorso dicembre, la Corte Costituzionale ha pronunciato ufficialmente l’incostituzionalità di alcune parti del vecchio Porcellum. Con l’ormai ex legge elettorale la coalizione che otteneva più voti – indipendentemente dalla percentuale- si vedeva automaticamente assegnata la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei Deputati. In poche parole la coalizione vincente poteva ottenere, e di fatto otteneva, un premio di maggioranza potenzialmente di gran lunga superiore rispetto al numero di voti effettivamente raccolti.

Per quanto attiene all’efficacia della nuova legge, l’Italicum entrerà in vigore nel luglio 2016 e sarà valido solamente per l’elezione della Camera, e non anche per quella del Senato, in quanto per quest’ultimo si attende il famoso referendum costituzionale che ne dovrebbe ridisegnare la sostanza. Ovviamente se il referendum costituzionale dovesse essere respinto, quello che è stato già fatto cadrebbe nel vuoto in quanto occorrerà una nuova legge elettorale valida anche per il Senato.

Entrando nel cuore delle novità della nuova legge elettorale: si potranno presentare alle elezioni solamente singole liste, non più vincolate all’interno di una coalizione, come previsto dal precedente Porcellum, per cui ciascuna lista elettorale non potrà più contare sui voti di altre liste alleate per raggiungere eventualmente il premio di maggioranza. Per poter accedere alla Camera dei Deputati, ogni lista dovrà ottenere almeno il 3 % dei voti validi a livello nazionale. Qualora una lista riuscisse ad arrivare prima ottenendo oltre il 40 % dei voti validi, otterrebbe un premio di maggioranza di 340 seggi, ossia circa il 54 % dei componenti della Camera dei Deputati. Qualora nessuna lista dovesse raggiungere tale percentuale, si svolgerà un ballottaggio tra le prime due liste più votate e chi otterrà più voti, otterrà conseguentemente il premio di maggioranza di 340 seggi. Gli altri seggi saranno invece assegnati proporzionalmente in base ai voti ottenuti tra tutte le altre singole liste con lo sbarramento al 3%.

Il territorio nazionale verrà suddiviso in 100 diversi collegi, ciascuno composto al massimo da circa 600mila persone aventi diritto al voto, ognuno dei quali eleggerà tra i 3 e i 9 deputati. Ogni lista potrà presentare i propri candidati in ciascun collegio: il capolista sarà bloccato, mentre tra gli altri candidati si potranno esprimere fino a due preferenze, purché siano di sesso differente: un uomo e una donna. I candidati di ciascuna lista dovranno, infatti, rispettare il criterio dell’alternanza di genere e lo stesso varrà per i capi-lista bloccati: per ogni regione, ciascuna lista potrà avere capi-lista dello stesso sesso al massimo nel 60 per cento dei collegi. La possibilità di candidarsi in più di un collegio è prevista per i soli capi-lista, con possibilità di presentarsi al massimo in dieci diversi collegi. Qualora un capo-lista fosse candidato in più collegi e dovesse essere eletto in più d’uno, dovrebbe optare a sua scelta per uno solo di questi, mentre in quelli scartati, verrà sostituito dal primo dei non eletti. Non sono invece previste candidature multiple per gli altri candidati.

Fuori da questo schema vi saranno i collegi della regione italiana a statuto speciale del Trentino Alto-Adige, dove sarà utilizzato il sistema uninominale al fine di tutelare la minoranza linguistica tedesca. Anche la Val d’Aosta userà tale sistema elettorale, eleggendo un solo deputato con l’uninominale maggioritario. I voti del  Trentino Alto-Adige e della Val d’Aosta saranno, comunque, sommati a quelli delle altre a livello nazionale per raggiungere il premio di maggioranza, nonostante il diverso sistema elettorale.

Saranno inoltre eletti 12 rappresentanti della circoscrizione estero, scelti con il sistema proporzionale semplice nelle quattro circoscrizioni: Europa; America Meridionale; America Settentrionale e Centrale; Africa–Asia–Oceania–Antartide. I voti ottenuti da ciascuna lista in queste circoscrizioni non verranno conteggiati al fine dell’assegnazione del premio di maggioranza dei 340 deputati alla Camera, ed i deputati eletti in queste circoscrizioni andranno ad aggiungersi a quelli già eletti con il premio di maggioranza in Italia. In poche parole, la lista che ottiene il premio di maggioranza tra le circoscrizioni italiane potrebbe superare la soglia di 340 deputati eletti alla Camera grazie a quelli eletti all’estero. 

La nuova legge elettorale permetterà, inoltre, per la prima volta l’espressione del voto anche agli studenti che si trovano all’estero per un breve periodo di studio, come nel caso dell’Erasmus. Infatti, potranno votare anche tutti gli italiani che si troveranno provvisoriamente all’estero per un periodo di almeno tre mesi dovuto a ragioni di studio, lavoro o cure mediche. I loro voti saranno ricompresi nella circoscrizione estero e contribuiranno a eleggere i 12 deputati di tale circoscrizione.

L’obiettivo dell’Italicum è evidente: garantire la governabilità per la lista che vince le elezioni attraverso il premio di maggioranza e diminuire il potere contrattuale delle liste più piccole abolendo in toto il principio delle coalizioni.

Dopo l’approvazione alla Camera, non vi è stata una lunga attesa per il “si” del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che con la sua firma ha dato effettività a tutta la manovra; manovra bisogna sottolinearlo che è stata accompagnata anche dal plauso della stampa estera e, soprattutto, dalle parole di incoraggiamento di due importanti agenzia di rating come Moody’s e Fitch.  Gli analisti di Fitch, infatti, in un rapporto pubblicato a poche ore dalla approvazione definitiva dell’Italicum, hanno accolto positivamente la nuova legge elettorale: “Il passaggio della nuova legge elettorale in Italia rappresenta un progresso nel cammino delle riforme istituzionali e strutturali che se portato avanti porterebbe a un rafforzamento nel medio termine del profilo di credito sovrano riducendo il rischio politico che grava sulle decisioni di natura politica ed economica. Ma per il momento – si legge comunque nel rapporto – le riforme economiche rimarranno dipendenti dalle manovre politiche”.

Plaude al risultato raggiunto anche l’ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano: «Credo sia stato un raggiungimento importante, approvare la riforma era indispensabile».

La maggior parte dei deputati dell’opposizione ha deciso però di non partecipare al voto e in attesa di Luglio 2016, il prossimo campo di battaglia sarà probabilmente rappresentato dal “referendum costituzionale” che dovrebbe toccare il “Senato”, poiché se qualcosa dovesse andare male, bisognerà correre ai ripari e ridisegnare una nuova legge elettorale valida anche per il Senato.

Angela Scalisi

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