Splendono i nuovi resti del secondo Arco di Tito


Roma esercita un fascino sempre nuovo, rinnova la sua pelle e il suo skyline, erige nuove architettura e riesce ad avvincere con i suoi scavi. Mille storie parallele sotto il manto stradale si intrecciano con la quotidianità dei romani. I dissotterramenti non cessano, è una scoperta continua, ogni zona della città può regalare dettagli di una civiltà che è stata genitrice della nostra italica popolazione.
Questa settimana gli archeologi della Sovrintendenza capitolina hanno ritrovato, durante i lavori di scavo e restauro dell’emiciclo del Circo Massimo, alcuni grandi frammenti dell’Arco di Tito. Secondo una prima osservazione, si tratta di parti in marmo lunense dell’attico e della trabeazione, la membratura orizzontale che collega i piedritti verticali di sostegno. Sono stati riscoperti, inoltre, il pavimento antico in lastre di travertino, tre plinti frontali e una parte del sostegno della quarta colonna. Le ricerche, ancora in corso, sono state complesse perché il sito in questione era ricoperto da falde acquifere, come gran parte delle strutture archeologiche, nonostante ciò la conservazione delle strutture murarie tardo-antiche o alto-medievali è stata possibile.

Secondo le fonti di Rai News24,  l’ampiezza dell’arco è stata calcolata di 17 metri circa, profondità di 15 metri e altezza di 10 metri. È al momento in fase di realizzazione – in collaborazione con la facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre – la ricostruzione multimediale del monumento. L’Arco era stato dedicato a Tito nell’81, anno della sua morte, per celebrare la vittoria sui Giudei e la distruzione di Gerusalemme. Il Monumento si erigeva al centro dell’emiciclo del Circo Massimo e assumeva un ruolo particolarmente importante durante le processioni trionfali che celebravano le vittorie dei generali o degli imperatori dell’antica Roma. I cortei trionfali, dopo aver sfilato lungo il Circo Massimo, passavano al di sotto e proseguivano per il tempio di Giove Capitolino, sul Campidoglio.

Città eterna, eterna bellezza e in un batter di ciglia si può immaginare di esser parte di una processione con indosso una tunica purpurea. Il fascino della storia, della nostra storia, sortisce un effetto rinvigorente grazie agli studiosi, eccellenze italiane, dimostrazione, non troppo latente, di come i tagli non siano mai una buona idea.

Alessia Aleo

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