Guerra in Kosovo: 5.000 vestiti per ricordare le donne vittime di stupro


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È stata inaugurata a Pristina, in Kosovo, l’installazione dell’artista Alketa Xhafa-Mripa “Thinking of You”. Allestita nello stadio principale della città, è composta da circa cinquemila vestiti appesi a 45 fili del bucato, che danno vita a una potente immagine per ricordare le donne stuprate e molestate sessualmente durante la guerra in Kosovo.

L’installazione è stata inaugurata in occasione del sedicesimo anniversario dell’arrivo in Kosovo dei peacekeeper della NATO, il 12 giugno 1999, che sancì di fatto la fine della sanguinosa guerra iniziata nel febbraio 1998, quando i separatisti albanesi si ribellarono alla Yugoslavia del dittatore serbo Slobodan Milosevic.

Secondo le organizzazioni internazionali, durante il conflitto circa 20mila donne albanesi vennero stuprate da soldati, poliziotti e paramilitari serbi. Quella dello stupro era una pratica utilizzata dai soldati per umiliare e terrorizzare i civili: spesso, infatti, le vittime venivano violentate davanti ai familiari. Molte di loro non hanno denunciato i colpevoli, preferendo restare in silenzio e non dar voce alla violenza subita, temendo di poter essere per questo emarginate e causare vergogna alla famiglia.

Xhafa-Mripa, trentacinquenne, nata in Kosovo e residente a Londra dal 1998, quando si trasferì per studiare arte, spiega la sua installazione così: “Si vergognavano , si sentivano sporche, macchiate, ma per me è il contrario. Lavare i panni sporchi in pubblico vuol dire parlare apertamente delle proprie faccende private, ma in questo caso i panni sono puliti, come le donne sopravvissute alla violenza, che sono pure e non hanno nessuna macchia”.

Significativo il luogo dell’installazione: uno stadio, simbolo del mondo degli uomini, fatto di rabbia, urla e adrenalina, un ambiente chiuso dal quale non è possibile scappare, scelto per evocare l’esperienza dello stupro.

I vestiti esposti provengono da tutto il mondo: non mancano le donazioni di donne potenti e famose, come la moglie di Tony Blair, Cherie, e la stilista Diane Von Furstenberg, ma anche di donne umili e sconosciute, come quelle delle province rurali del paese. Dietro a ogni capo c’è quindi una storia: come quella di una donna così povera da non poter donare la sua gonna che ha deciso di rimediare offrendo dei calzini fatti a maglia; o ancora l’abito da sposa regalato da una donna abbandonata dal marito, o il vestito rosso che una ragazza aveva indosso il giorno che subì violenza. Importante anche il contributo offerto da molti uomini che hanno partecipato all’installazione con l’intento di ricordare le madri, mogli, sorelle e amiche che sono state vittime di violenze.

Aurora Circià

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